Intervista alla nostra Consigliera di Stato Marina Carobbio Guscetti

È ormai passato un anno dall’insediamento della nostra Consigliera di Stato Marina Carobbio Guscetti alla testa del DECS. In questa breve intervista le chiediamo com’è andato questo primo periodo.

Come ti trovi nella tua nuova carica?

Mi trovo bene, grazie, anche se le sfide da affrontare sono molte e non semplici in un contesto in cui si sente molto la pressione sul servizio pubblico, scuola compresa,  . Dopo una campagna impegnativa e interessante sono approdata alla direzione del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS). Sono felice di occuparmi di questi temi, così importanti per la collettività e il vivere assieme. L’educazione è centrale per il futuro delle nostre giovani e dei nostri giovani, partecipa inoltre a formare individui critici e informati, capaci di contribuire attivamente alla vita civica ed economica. La cultura, invece, arricchisce lo spirito, promuove la diversità e costruisce ponti tra diverse comunità, favorendo così la coesione sociale. Lo sport insegna il valore del lavoro di squadra e della salute fisica e più in generale del benessere, oltre a fornire un senso di comunità e appartenenza. Insieme, questi elementi aiutano a costruire una società più forte, più resiliente e più inclusiva. Sono felice di portare il mio contributo attivo in questi campi.

Quali sono le maggiori difficoltà che incontri?

Purtroppo, non stiamo vivendo un periodo facile: è necessario disporre dei mezzi finanziari sufficienti per lottare contro l’impoverimento della popolazione e la diminuzione del potere d’acquisto di molte economie domestiche, così come per contrastare il disagio giovanile e offrire migliori opportunità lavorative alle giovani generazioni, senza dimenticare la salvaguardia del territorio in cui viviamo. Ciò significa avere un equilibrio tra entrate e uscite, tra spesa e fiscalità. In questo senso la votazione sugli sgravi fiscali del prossimo 9 giugno sarà una tappa importante nella ricerca di questo equilibrio e per il futuro del nostro Cantone. Come Consigliera di Stato dell’area rossoverde assicuro il mio impegno perché gli ambiti citati in precedenza siano giustamente considerati e promossi nell’interesse di tutte e tutti.

Di quali dossier di stai occupando?

In questi mesi ho approfondito molti dossier nuovi e ho fin da subito adottato un approccio partecipativo, basato sull’ascolto e sul dialogo con le varie componenti del mondo della scuola, della cultura e dello sport: docenti, famiglie, allievi e allieve, direzioni scolastiche, associazioni ecc. per capirne i bisogni e cercare di trovare assieme delle soluzioni. Da questi incontri sono emersi due aspetti che mi preoccupano molto e che ho messo al centro della mia azione politica: la necessità di affrontare, non solo come DECS ma come Governo, i problemi legati al disagio e il tema della salute mentale delle giovani e dei giovani. Altri elementi che per me sono molto importanti sono la necessità di favorire maggiormente le pari opportunità e le politiche di genere anche all’interno dell’Amministrazione cantonale.

Si parla molto della fuga dei giovani dal Ticino, quali sono a tuo avviso le misure per fermare queste partenze?

Da un lato è necessario garantire salari adeguati – ricordo che il salario mediano nel nostro cantone è inferiore di 1’200.- rispetto agli altri cantoni svizzeri. Al contempo, sono necessarie più strutture che permettano di conciliare famiglia e lavoro. Si tratta di una riflessione che stiamo avviando anche all’interno del DECS partendo dalla scuola dell’infanzia.

Oltre a questi fattori, ve ne sono altri che vanno considerati e che sono legati al miglioramento dei servizi pubblici e della qualità di vita. Investire in infrastrutture, trasporti, servizi sanitari, culturali e ricreativi, con la giusta attenzione alla protezione dell’ambiente, può rendere il Canton Ticino un luogo più attraente e vivibile per le giovan, i giovani e le famiglie. È altresì importante creare un ambiente accogliente e inclusivo per le persone di tutte le culture. Investire nella formazione e nell’educazione è essenziale per aumentare le prospettive di carriera per le giovani e i giovani nel Canton Ticino. Serve quindi un approccio globale e coordinato.

Chi si occupa di politica ha una grande responsabilità di ascolto e apertura verso le rivendicazioni delle/dei giovani, ecco perché ritengo essenziale coinvolgere attivamente le giovani e i giovani nelle discussioni che le/li riguardano in prima persona. Spero si potranno superare gli steccati di partito e lavorare assieme per far tornare il nostro Cantone a essere attrattivo e dinamico.

In cosa consistono le linee programmatiche cantonali di politica culturale 2024-2027?

Con il mio arrivo alla direzione del DECS nell’aprile 2023, abbiamo avviato un processo di ascolto, dialogo e partecipazione con operatrici e operatori culturali attivi in Ticino e nella Svizzera italiana, e altre attrici e altri attori del settore, con l’obiettivo di raccogliere spunti utili alla co-costruzione delle Linee programmatiche cantonali di politica culturale 2024-2027, presentate a fine febbraio 2024. Questi incontri, a cui hanno partecipato oltre 300 persone, ci hanno permesso di individuare dieci obiettivi, declinati poi in trenta misure, per la politica culturale del Cantone per il quadriennio. In questo modo abbiamo voluto delineare dei traguardi-guida trasparenti verso i quali lavorare in maniera collaborativa con tutte e tutti coloro che operano nel mondo della cultura. È stata portata un’accresciuta attenzione alle esigenze e alle attività di associazioni, operatrici e operatori culturali indipendenti. Ritengo che disporre di una chiara politica culturale sia un’opportunità per garantire un’offerta variegata e di qualità, riconoscendo al contempo la centralità e il valore della cultura e di chi vi opera. Una visione d’insieme sulle priorità permette inoltre di ottimizzare l’utilizzo delle risorse finanziarie disponibili, indirizzandole verso obiettivi chiari e condivisi.

Perché era importante presentarle?

Perché anche in Ticino è necessario e urgente riconoscere il ruolo centrale della cultura, compreso quello della cultura indipendente. Questo esercizio è stato utile non solo perché ha contribuito all’individuazione degli obiettivi, ma anche perché ha avviato una riflessione sulla cultura passata, presente e futura del nostro Cantone, consentendo alle istituzioni politiche e culturali, nonché agli operatori e alle operatrici culturali attivi sul territorio, di modellare e orientare insieme la politica culturale ticinese dei prossimi anni. A mio avviso, la natura partecipativa e associativa della cultura si è ben riflessa in questo modo di lavorare.

Cosa ne pensi della mobilitazione di piazza a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi?
Le tre manifestazioni- alle quali si aggiunge anche quella del 1. maggio – , contraddistinte da una numerosa partecipazione di persone in corteo in un breve arco di tempo, sono un forte e chiaro segnale che la popolazione è preoccupata per il futuro del servizio pubblico, della sanità e della formazione. Alle dimostrazioni non ha partecipato solo chi è (o sarà) direttamente toccato dalle misure di risparmio nel proprio lavoro ma anche cittadine e cittadini solidali e consapevoli del fatto che questi sono settori centrali per il futuro del Cantone. Il mondo della politica non può ignorare queste preoccupazioni. È invece fondamentale creare un dialogo tra tutte le parti interessate: sindacati, associazioni e persone in piazza. Vogliamo lavorare per il bene comune e contro chi cerca di creare divisioni pericolose all’interno della nostra società.

Cosa ti manca di più di Berna e cosa meno?

Sono stata attiva a Berna per quasi  sedici anni, durante i quali mi sono occupata di molti dossier importanti, incontrando e tessendo legami di amicizia con numerose colleghe e numerosi colleghi provenienti da tutta la Svizzera. Tra le altre, a Berna ero membra della Commissione della sicurezza sociale e della sanità e trattare di questi temi mi manca. Inoltre, negli ultimi anni al Consiglio degli Stati ho anche fatto parte della Delegazione presso l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, con sede a Strasburgo. Il Consiglio d’Europa ha quale scopo la promozione dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto. In questo gremio ho fatto parte della Commissione politica e democrazia e della Sottocommissione diritti umani. Questa nuova esperienza mi ha permesso di impegnarmi anche a livello internazionale per il rispetto dei diritti umani e contro ogni forma di intolleranza. Da ultimo, quando sono stata eletta in Consiglio di Stato ho terminato i miei impegni in numerose associazioni presenti sul territorio, attive in special modo nella cooperazione allo sviluppo. Sento la mancanza del coinvolgimento attivo nei temi internazionali e degli incontri con innumerevoli persone che questa presenza permetteva. Cerco di ovviarvi incontrando comunque persone e associazioni attive in questi ambiti così importanti per una società solidale e aperta nei confronti di chi fa più fatica, qui come nel resto del mondo.

Intervista a Marina Carobbio Guscetti, pubblicato sul ps.ch di giugno

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