Bassi salari: tanto per cambiare il Ticino spicca

l’ufficio Federale di Statistica ha appena pubblicato un corposo e completo rapporto sui salari bassi dal quale emerge un dato preoccupante: in Svizzera le lavoratrici e i lavoratori che guadagnano meno di 4’000 franchi al mese sono in media il 105% del totale ma questa percentuale in Ticino supera il 25%. C’è da stupirsi?
La risposta è ovvia: no. Le peculiarità del nostro Cantone lo rendono terra di conquista e di speculazione economica e finanziaria. Di conseguenza si riducono le possibilità occupazionali la qualità dei posti di lavoro peggiora il precariato si diffonde e l’abitudine al subappalto e all’asternalizzazione pure. La colpa ci viene detto è dei frontalieri: che sono troppi e accettano di farsi pagare troppo poco. In compenso nessuno tranne i Socialisti si oppone all’arrivo dei capitali in fuga dall’astero per non pagare le tasse e ai cavalieri d’industria che trasferiscono in Ticino le aziende cercando solo agevolazioni fiscali e assumendo frontalieri con salari indecenti e inaccettabili per i residenti ticinesi.
Il risultato è una crescente sensazione di insicurezza: le cittadine e i cittadini temono per il futuro del proprio posto di lavoro. Tutte le analisi sociologiche lo confermano: la preoccupazione più diffusa è l’incertezza professionale. Ben pochi sanno con sicurezza che lavoro svolgeranno fra dieci cinque o anche solo due anni. E neppure se quel lavoro ci sarà ancora.
Ma se le cittadine e i cittadini temono per il proprio lavoro questa preoccupazione non sembra animare la maggioranza del governo. Che dispiace doverlo dire sembra impegnato in una banale amministrazione di routine perché sottoposto ai veti incrociati e opportunistici di alcune forze politiche.
Diciamo le cose come stanno: la società soffre perché manca la ridistribuzione primaria (sotto forma di salari diretti e indiretti) del reddito. I sussidi sono solo pezze su un buco troppo grosso. Non solo lasciano scoperte ampie fasce della popolazione ma si riducono anche a causa della riduzione del gettito fiscale cioè la ridistribuzione secondaria… provocata proprio dalla riduzione dei salari in un circolo vizioso.
Eppure oggi proprio lo Stato è il bersaglio dei liberisti che chiedono tagli fiscali e un’amministrazione pubblica ridotta all’osso. Rimane un mistero come si possano conciliare meno Stato e più servizi. Con quali soldi verranno distribuiti i sussidi alle fasce più deboli? Con quali soldi potranno essere erogati i servizi essenziali per le cittadine e i cittadini? Con quali soldi potranno essere finanziate l’istruzione e la ricerca che sono un investimento nel futuro e fondano la ricchezza di un Paese?
La realtà è diversa: i problemi del Ticino non sono la pressione fiscale e l’alefantiasi statale bensì il ritardo salariale rispetto al resto della Svizzera come dimostra il rapporto dell’ufficio Federale di Statistica. l’azione sussidiaria dello Stato è solo l’inevitabile necessaria conseguenza delle inadempienze dell’aconomia privata che punta solo a ridurre i costi e a massimizzare i profitti sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori sfruttando anche la concorrenza con la manodopera a basso costo dei frontalieri. Concorrenza fuori controllo perché non mitigata dal vero strumento risolutivo: i contratti collettivi di lavoro. Il risultato è che molte persone anche lavoratrici sono in tale difficoltà da dover ricorrere alle indennità LADI o addirittura all’assistenza sociale. Non sarebbe più corretto più dignitoso più efficace consentire loro di mantenersi da sole pagandole il giusto?
In questo contesto non manca chi individua i facili capri espiatori: i frontalieri gli stranieri gli asilanti le persone ai margini della società. Troppo semplice. Così come semplici e controproducenti sono le soluzioni proposte. Muri alle frontiere e contingentamenti impossibili. l’importante è qui e ora stuzzicare gli istinti più bassi mettere i poveri contro i poveri proporre soluzioni facili da capire ma sbagliate. Per nascondere interessi loschi e connivenze. E per evitare le soluzioni reali e praticabili ma difficili.

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