Per una vita dignitosa, un salario minimo realmente dignitoso

Il Partito Socialista si oppone all’introduzione di un minimo salariale legale inferiore alle prestazioni sociali di base del Cantone. Non è accettabile che lo Stato riconosca legalmente un salario minimo che richiede il suo intervento: le prestazioni sociali sono previste per aiutare chi è in difficoltà, non per sovvenzionare le aziende che generano una pressione salariale al ribasso.

Il PS ribadisce che un salario dignitoso non può e non deve essere inferiore alla soglia definita dalle prestazioni sociali di base del Cantone. Sulla base di questo principio, tra le nove misure urgenti a tutela del lavoro e dei salari in Ticino, lo scorso 29 aprile la Conferenza cantonale del Partito ha accolto la misura di un salario minimo legale tra i 3’750 e i 4’000 franchi.

Le differenti distinzioni riguardo al salario minimo formulate dai partiti di maggioranza, così come dai rappresentanti dell’economia, sono molto distanti dalla realtà vissuta dalla popolazione. Sono fuorvianti e distolgono l’attenzione dal nocciolo della questione.
Le lavoratrici e i lavoratori, le famiglie, i genitori e le persone sole sanno per esperienza che un salario inferiore a quanto proposto dal PS non è sufficiente e vuol dire essere spinti nella povertà. Oltre a far prova di cinismo, cercare di convincere che un salario di 2’800 – 3’000 franchi possa essere sufficiente significa negare cinicamente la realtà quotidiana di gran parte della popolazione e agire contro il suo interesse. In questo senso, delle proposte inferiori a 3’525 franchi, la soglia definita dalla LAVS, non meritano nemmeno che si possa entrare in discussione.

L’introduzione, da parte dello Stato, di un salario minimo legale inferiore ai limiti con cui lo Stato definisce le prestazioni sociali di base, le soglie di povertà e il minimo vitale non è accettabile. Non è ammissibile che lo Stato possa considerare legittimi e dignitosi, al punto da attribuire loro il riconoscimento della legalità, dei minimi salariali per cui è necessario il suo intervento.

Il ruolo dello Stato non consiste nel sussidiare le aziende che puntano esclusivamente alla pressione al ribasso sui salari. Le prestazioni sociali non sono previste affinché delle aziende ne approfittino facendo pesare sulla collettività quanti più costi possibili mentre massimizzano profitti che finiscono nelle tasche di una fetta sempre più ristretta di persone.
Le prestazioni nell’ambito della politica famigliare, dei sussidi cassa malati o dell’assistenza sociale sono previste per aiutare delle persone e delle famiglie in difficoltà, per garantire pari opportunità ai giovani.

Oggi, in Ticino, più di 1’100 lavoratrici e lavoratori ricevono dei salari con cui, senza l’intervento dell’aiuto sociale, non è possibile vivere dignitosamente. Lo Stato non deve né attribuire il riconoscimento legale a salari del genere né rendere legittima la realtà che colpisce i lavoratori poveri. Lo Stato ha il dovere d’intervenire e correggere queste situazioni, introducendo un minimo salariale legale realmente dignitoso.

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