Verso la correzione di una discriminazione

Ecco che il Consiglio di Stato finalmente ci dà ragione correggendo parzialmente, tramite regolamento di applicazione, la modifica di legge in ambito di Assegni integrativi (AFI) e Assegni di prima infanzia (API) votata dal parlamento a dicembre 2015.

Viene infatti corretta una discriminazione tra cittadini, che impediva l’accesso a questo importante strumento di politica famigliare a tutti i possessori di un permesso B, anche se da lungo tempo.

Il Governo fa un passo indietro eliminando almeno questa disparità di trattamento.

Infatti, nel regolamento di applicazione (Reg. Laf) pubblicato sul bollettino ufficiale delle leggi del 25 marzo 2016, viene parificato un soggiorno permanente di 5 anni (permesso B) a un permesso di domicilio (permesso C).

Un periodo che sommato ai 3 anni successivi necessari per percepire gli aiuti di politica famigliare significa comunque un’attesa di 8 anni per le famiglie in possesso di un permesso B.

Si tratta di un’attesa ancora troppo lunga, soprattutto per le famiglie con figli che, pur lavorando onestamente, percepiscono stipendi posti ai limiti della povertà.                 

La problematica della disparità di trattamento non è stata interamente risolta, malgrado questa modifica, visto che il periodo di carenza per i cittadini svizzeri provenienti da altri cantoni è solo di tre anni.

Rimane inoltre la questione del reddito ipotetico, ossia attribuito d’ufficio anche se non percepito, che avrà gravi conseguenze, in particolare per chi esaurisce le indennità disoccupazione.

Il Partito Socialista, come ha fatto in questo caso, continuerà a battersi per tutelate i diritti delle fasce più deboli dei cittadini.

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