Tira un cattivo vento. Nero, cupo e funesto. Da ovest Oltreoceano per le terre del Nord America, negli States. Da est, la Cina e la via della seta. La steppa e le terre di Russia. Per l’Ungheria di Orbán. Si risveglia l’antico fetido ardore del popolo di Germania. Porta decine di milioni a Marine Le Pen, candidata all’Eliseo, predestinata a riuscire dove suo padre, leader dell’ultradestra francese, aveva fallito. Viaggia dalla Costantinopoli di Erdogan per la Serenissima. Rianima quel cuore italico sepolto al Mausoleo di Predappio, che torna a battere con vigore. Ignazio La Russa, presidente del Senato italiano, esibisce con orgoglio la sua collezione di cimeli fascisti. Il busto del duce riappare nei salotti italiani; acquistabile per pochi spiccioli su internet. Meloni risfodera quel nostalgico slogan della propaganda mussoliniana “Dio, patria, famiglia”. Si abusa dei crocifissi. Elon Musk, multimiliardario e spalla di Donald Trump, l’accoglie a braccio teso. La capo governo d’Italia spacciata al mondo per la nuova porta valori d’Europa.
Un vento maleodorante divide le terre d’Europa. Conquista popoli e nazioni. Muove la leadership internazionale. Porta con sé il puzzo di rancidi tempi passati. Che ti stringe la gola. Rivolta lo stomaco. Riemergono terrificanti simboli oscuri. Di violenza. Distruzione. Sangue e morte. Una forza vorace, devastante. Tronfia di denaro. Spazza via pace, tolleranza e libertà dei popoli. Prepotente ed arrogante, reclama spazio, genera vuoti, da riempire di perverse allucinazioni. Le pergamene del mondo occidentale, i fondamenti costituzionali degli Stati moderni, volano. Come foglie secche. La libertà di stampa soccombe sotto il fuoco dei sicari.
Vento che non lascia scampo. Prosciuga. Semina odio e povertà. Frastornati. Nel pianto di fanciulli e neonati. Giovani adulti pieni di speranza scappano disperati. Vecchi troppo stanchi per reagire, innocenti, cadono a terra. Smarriti, feriti, inermi. Nelle terre d’Ucraina, lungo il Donbass. Sotto le bombe d’Israele. Nella Striscia di Gaza. Schiacciati dalle ruspe che annientano le città di Palestina. Cadono sotto le bombe scuole e ospedali. Brucia nella polvere della guerra una bandiera della Croce Rossa internazionale. Rimbalzano le carovane dei disperati del mondo; i cadaveri si disseminano per terra e mare.
Scende dalle nostre montagne, corre per valli e pianure. Apre le porte di Palazzo, scuote gli abiti di spavaldi fantocci incravattati, nelle Camere e per la sala dei passi perduti. S’insinua nelle nostre case. La Svizzera non è mai stata così sola, disorientata, sprovvista di guida e riferimenti. Dovremmo allarmarci. Proteggerci. Temere il peggio. Per noi. Le nostre vite. Quelle dei nostri figli. Rifuggire da proposte propugnate malignamente con l’inganno. Ripudiare la falsità.
“Fischia il vento e infuria la bufera, scarpe rotte e pur bisogna andar…”. Sogno un mondo ribelle. Capace di risollevarsi. Gridare insieme a squarciagola: vattene via, vento bastardo!
Articolo di Igor Righini apparso su La Regione il 31 marzo