È uscita la newsletter: «Una situazione sociale allarmante» newsSocialiste – n°25, 23 giugno 2017

Consuntivo 2016: tagli sulle spalle del ceto-medio e un’allarmante situazione sociale

Martedì, il Gran Consiglio, ha discusso e votato il Consuntivo 2016. Il Gruppo PS in Gran Consiglio ha votato i conti, non senza evidenziare le problematiche ad esso legate. Nel 2015, il Gruppo socialista aveva infatti bocciato il preventivo 2016 a ragione di tre motivi, ricordati da Ivo Durisch, il Capogruppo PS, nel suo intervento: «il posticipo dell’entrata in vigore dell’articolo 10 della Rilocc, la modifica della legge sugli assegni famigliari e le ulteriori misure di risparmio sul personale dell’amministrazione cantonale».  «Si capitola verso una politica sociale selettiva che rischia fortemente di favorire l’esclusione, e questo in contrasto con lo spirito originario della legge», ha affermato Ivo Durisch. Nonostante ciò, il Gruppo PS in Gran Consiglio ha deciso di approvare i conti 2016 perché, almeno sulla «discriminante misura di risparmio abbiamo potuto constatare una parziale retromarcia da parte del Consiglio di Stato”.

Sul fronte delle entrate
Riguardo alle entrate, il Gruppo PS ha rilevato la cronica debolezza del gettito delle persone giuridiche dal 2008. La riduzione del disavanzo preventivato è dovuto alle entrate supplementari straordinarie, dovute però al gettito delle persone fisiche e in particolare alle entrate generate dall’autodenuncia esente da pena: delle entrate che non sarebbero mai state tali se il Tribunale federale non avesse accolto il ricorso della deputata socialista Pelin Kandemir Bordoli contro la decisione della maggioranza del Gran Consiglio, che voleva concedere uno sconto del 70% sulle imposte da pagare a chi avesse autodenunciato al fisco dei capitali non dichiarati.

Uscite e una situazione sociale allarmante
Sul fronte delle uscite, i risparmi sono stati effettuati «sulle spalle delle famiglie, delle persone in difficoltà e sul ceto medio-basso».
Preoccupa, ed è stato evidenziato dal rapporto della Commissione della gestione, la situazione sociale allarmante affrontata da una proporzione della popolazione sempre più importante. Le persone costrette all’assistenza sociale aumentano e aumentano i minori in questa situazione. Il rischio è alto che i giovani che vivono in economie domestiche povere siano anch’essi poveri in età adulta. Una situazione che è aggravata dai tagli nella politica famigliare, in questo senso, da un «accanimento sulle famiglie e sui sussidi ai premi di cassa malati». Il Governo deve agire sul piano dei salari e della vigilanza sul mercato del lavoro. Occorre un salario realmente dignitoso, non inferiore alla soglia definita dalle prestazioni sociali di base (3’750.–) e attivare, da subito, il potenziale massimo – in termini di ispettorato del lavoro – del controprogetto contro il dumping salariale.

 

Assemblea delle delegate e dei delegati del PSS: la sanità pubblica è parte del servizio pubblico

Domani, a Friborgo, si terrà l’Assemblea delle delegate e dei delegati del PSS. Il tema centrale che sarà discusso è la politica sanitaria in Svizzera. Le delegate e i delegati del PSS discuteranno del documento del PSS “Una concorrenza che costa cara – per una sanità pubblica solida”.
Il sistema sanitario svizzero, spesso vantato come uno dei migliori al mondo, è in piena mutazione. Oltre al fatto che affronti la problematica dell’invecchiamento della popolazione, il nostro sistema sanitario subisce un fenomeno di cui si parla meno, ma che è preoccupante e reale: la sua progressiva privatizzazione, la liberalizzazione e la commercializzazione del settore sanitario.

Il PS ritiene che la sanità pubblica sia parte integrante del servizio pubblico e di un buon servizio pubblico. Gli attori del servizio pubblico – e questo vale anche per la sanità – vanno inseriti in un’ottica di economia a lungo termine, un’economia sostenibile. Il Partito Socialista difende le conquiste sociali e il servizio pubblico; denuncia perciò l’imperante liberalizzazione e le privatizzazioni nel settore che – prima o poi – avranno un violento impatto sulle risorse finanziarie delle assicurate e degli assicurati.
La destra e i partiti borghesi di maggioranza applicano da anni le ricette del liberalismo al settore sanitario, promettendo una riduzione dei costi e una maggiore qualità. In realtà, la vantata concorrenza, induce l’aumento progressivo dei costi. L’incessante aumento dei premi cassa malati e imputabile proprio alle decisioni della maggioranza di destra in Parlamento.

La concorrenza nell’ambito della sanità pubblica arricchisce alcuni gruppi e investitori nel campo e fa esplodere i premi cassa malati. Questo sistema induce una sanità a due velocità che favorisce i pazienti che possono permettersi una copertura privata, in buona salute e che non presentano difficoltà di cura. Le persone anziane, i malati cronici e i pazienti che hanno bisogno di cure più complesse sono invece considerate persone “non redditizie” da un sistema che punta al profitto nel settore della sanità e per cui pazienti vengono considerati dei “clienti”.

Il documento del PSS “Una concorrenza che costa cara – per una pubblica solida” indica quindi che è necessario rinforzare il sistema sanitario pubblico e il suo finanziamento pubblico. Indispensabili, anche, una strategia più efficace per quanto riguarda la qualità delle cure e il controllo dei costi così come dei nuovi criteri riguardo all’iscrizione sulla lista degli ospedali e maggior potere, per quanto riguarda le decisioni, di pazienti e personale di cura. La questione più imperativa e urgente consiste nel limitare il peso dei premi cassa malati sulle economie domestiche, limitandone il peso al 10% del loro reddito disponibile.

  • Assemblea delle delegate e dei delegati del PSS, sabato 24 giugno – a partire dalle ore 10:30, “La Grenette”, Place de Notre-Dame 4, Friborgo
  • Invito e i documenti dell’Assemblea (compreso il documento “Una concorrenza che costa cara – per una sanità pubblica solida”)

 

Caso ‘Argo 1’: il dossier non è chiuso

Una nuova, ulteriore, notizia è emersa riguardo al caso ‘Argo 1’. Si tratta della e-mail, ricevuta dal coordinatore della Sottocommissione vigilanza Alex Farinelli, riguardo alla volontà del Capo ufficio dell’Ufficio del sostegno sociale e dell’inserimento Renato Scheurer di ritrattare alcune sue dichiarazioni rilasciate alla Sottocommissione. Si tratta di un grave errore, certo, poiché Alex Farinelli avrebbe dovuto condividere questa importante comunicazione con gli altri membri che ne fanno parte.
Questo fatto non deve però distogliere l’attenzione dai fatti gravi e dalle conclusioni sia del rapporto del Controllo cantonale delle finanze sia della Sottocommissione vigilanza. Queste questioni vanno affrontate e chiarite. Nel caso ‘Argo 1’ è stata violata a più riprese la Legge sulle commesse pubbliche. Il mandato è stato affidato a ‘Argo 1’ in assenza della delega del Consiglio di Stato, non è stato pubblicato e non ha fatto l’oggetto di un concorso pubblico.
La giustificazione legata all’urgenza, riguardo alla scelta di ‘Argo 1’, non può essere accettata per un mandato che si è protratto su tre anni. Vi è anche una lacuna riguardo alle basi legali, assenti, legata al pagamento delle prestazioni fornite dall’agenzia di sicurezza.

Rimane aperto il quesito sul perché si sia scelta un’agenzia di sicurezza – ‘Argo 1’’ – che non disponeva, quando è stata selezionata, degli effettivi necessari. Una scelta che ha implicato un alto rischio per il Cantone, in un settore così delicato: il rischio di perdere delle strutture di accoglienza e un danno, così come è stato il caso, per l’immagine del Cantone.
Problematico rimane il fatto che ci fosse la consapevolezza di un problema nel 2015, di assenza della delega e delle basi legali relative al mandato a ‘Argo 1’, così come affermato dal Capoufficio Renato Scheurer: una dichiarazione supportata da altre versioni e dal rapporto del Controllo cantonale delle finanze.
Rimangono anche aperte le ipotesi di reato, sollevate dalla Procura, riguardo a ‘Argo 1’: l’inchiesta penale non è terminata, l’ipotesi di pagamento non dichiarato delle ore supplementari e aperta ed è possibile anche un’ipotesi di caporalato.

La Commissione della gestione, che ha ricevuto il rapporto dalla Sottocommissione vigilanza, incontrerà il Consiglio di Stato, in principio il prossimo 4 luglio. La Presidente, la deputata socialista Pelin Kandemir Bordoli, ha affermato che in seguito all’incontro col Consiglio di Stato occorrerà valutare come procedere: “con ulteriori approfondimenti o audizioni e evidentemente anche con gli strumenti: la Commissione parlamentare d’inchiesta è una delle ipotesi al vaglio insieme ad altre modalità per procedere agli approfondimenti”. Una di queste modalità è l’apertura di un’inchiesta amministrativa.

Periodo di attesa per gli assegni AFI/API: il Consiglio di Stato ha comunicato che ha accolto l’iniziativa del Gruppo socialista

Il Consiglio di Stato ha comunicato che accoglie l’iniziativa parlamentare presentata a gennaio dai deputati PS al Gran Consiglio Ivo Durisch e Pelin Kandemir Bordoli con cui veniva proposto un periodo di residenza in Ticino per percepire gli assegni familiari integrativi (AFI) e gli assegni familiari di prima infanzia (API) di 3 anni per le cittadine e i cittadini di nazionalità svizzera e di 5 anni per gli stranieri.  L’iniziativa si era ispirata a una decisione del Tribunale federale del 6 dicembre 2016, che ha ritenuto conforme al principio di proporzionalità la condizione di un periodo di 5 anni per gli stranieri e di 3 anni per i cittadini svizzeri per poter avere diritto ai due assegni, AFI e API. Accolta dal Consiglio di Stato, la proposta dell’iniziativa di Ivo Durisch e Pelin Kendemir Bordoli approderà quindi al Gran Consiglio. Se anche quest’ultimo l’accoglierà, la misura entrerà in vigore a partire dal 2018.

 

Disapproviamo la riduzione dei canoni d’acqua

Ieri il Consiglio federale ha posto in consultazione una revisione della Legge federale sull’utilizzazione delle forze idriche con cui propone la riduzione da 110 franchi a 80 franchi per chilowatt lordo canone massimo annuo, per il periodo dal 2020 al 2022.
Una decisione che toccherà i cantoni di montagna, tra cui il Ticino con cui non siamo d’accordo. Siamo contrari alla riduzione e alla “flessibilizzazione” dei canoni d’acqua: Le difficoltà del settore idroelettrico si risolvono portando avanti la strategia energetica e non risanando sulle spalle dei cantoni di montagna le società elettriche, in difficoltà per gli investimenti sul nucleare. Aderiamo a quanto espresso, nel seguente comunicato, dai Cantoni di montagna :

“Con la proposta riduzione del canone per i diritti d’acqua, il Consiglio federale parte dal presupposto che i problemi di redditivita? di parte delle societa? idroelettriche siano apparentemente causati dal canone per i diritti d’acqua. Non e? cosi?! La distorsione del mercato elettrico e?, in effetti, la conseguenza di decisioni errate nella politica elettrica interna ed internazionale. E? del tutto inappropriato che l’idroelettrico svizzero, pulito e rinnovabile, non sia piu? redditizio sul mercato elettrico a causa di ingenti sovvenzioni ad altri vettori energetici, di un forte protezionismo e della mancanza di volonta? nell’adottare una politica efficace in materia di CO2. Si tratta quindi in primo luogo di correggere queste decisioni sbagliate. In seguito si dovra? verificare in che misura siano ancora motivate le riduzioni del canone per i diritti d’acqua.”

 

Assegni familiari e povertà infantile

di Ivo Durisch, Capogruppo PS in Gran Consiglio

Nella risposta del Consiglio di Stato all’interrogazione che chiedeva i dati di Consuntivo 2016 per quanto riguarda gli assegni familiari di complemento (Afi/Api) viene sollevata una questione formale che potrebbe produrre delle distorsioni nella presentazione dei dati sull’assistenza, con il pericolo di disinformazione verso l’opinione pubblica. Il quesito che si pone è il seguente: è beneficiario di assistenza sì o no il figlio di età inferiore ai quindici anni che appartiene ad un nucleo famigliare che beneficia sia di assegni familiari di complemento che di assistenza?

La risposta del Consiglio di Stato è un chiaro No! A pagina quattro della risposta all’interrogazione si legge infatti: “I figli minorenni beneficiari tramite i loro genitori di assegni familiari di complemento non sono al beneficio della prestazione assistenziale”. Ricordiamo che, secondo i dati del Cantone, a fine 2016 c’erano su 7’944 persone 2’013 figli beneficiari di assistenza, di cui 1’767 minorenni. L’obiettivo che si vuole perseguire con questa nuova definizione sembra essere quello di rimuovere dalle attuali statistiche sul sostegno sociale in Ticino buona parte dei minorenni in assistenza. Nemmeno leggendo la legge, il cui nome è chiaro (Legge sugli assegni di famiglia) si capisce questo contorsionismo se non per dimezzare il numero di minorenni al beneficio di assistenza presenti nelle statistiche ufficiali. Infatti se è vero che “il genitore ha diritto all’assegno, per il figlio”, è anche vero che il “titolare del diritto all’assegno è il genitore”. Il titolare del diritto, il genitore, utilizzerà poi al meglio l’importo nella gestione del suo bilancio famigliare.

A nostro avviso la realtà va affrontata guardandola negli occhi e non nascondendo la testa sotto la sabbia. Una diminuzione illusoria del numero di minorenni al beneficio dell’assistenza potrà eventualmente far dormire sonni più tranquilli ai fautori delle recenti restrizioni in ambito di politica famigliare, ma non cambia la vita di quei figli i cui genitori pur avendo diritto agli assegni familiari di complemento hanno comunque ancora un reddito inferiore alla soglia di povertà che gli dà pure diritto all’assistenza. Se non fosse altro perché questa famiglia deve vivere con i soldi previsti dal minimo assistenziale in cui sono compresi anche gli assegni ai figli e non un soldo di più.

Oltretutto una famiglia non dispone di una contabilità analitica che le permette di suddividere le sue spese mensili nei differenti centri di costo, in questo caso i figli. Ma se anche volessimo fare questa forzatura e suddividere le entrate e le uscite tra figli e genitori, ebbene non giungeremmo a delle conclusioni differenti. Infatti l’ammontare massimo dell’assegno integrativo per un figlio è di 762 franchi al mese sicuramente non sufficiente a garantirne la sussistenza. Se invece guardiamo la realtà dal punto di vista sostanziale, non possiamo contestare che i figli al beneficio di assegni familiari integrativi, i cui genitori sono al beneficio dell’assistenza, vivono la stessa identica situazione di povertà, di quei figli non al beneficio di assegni familiari integrativi, ma anch’essi con i genitori in assistenza. Auspichiamo quindi che anche in futuro i figli di famiglie in assistenza beneficiarie di assegni familiari integrativi vengano ancora annoverati tra i minorenni in assistenza. E questo non solo per una lettura oggettiva della realtà, ma anche per ricordarci come in Ticino ci sia un alto tasso di povertà infantile.

 

Stop a salari e bonus esorbitanti in seno alle aziende vicine alla Confederazione

Il Consiglio federale ha rinnovato mercoledì la regolamentazione riguardo alle remunerazioni dei dirigenti delle aziende vicine alla Confederazionie, come la FFS, La Posta, Ruag o ancora Skyguide. Le disposizioni sono ancora troppo lassiste in materia. Sono permessi ancora dei bonus che riteniamo troppo alti e non è previsto – soprattutto – un tetto affinché vengano evitati dei salari eccessivi.
L’ingordigia di banchieri e trader, così come la cupidigia di alti quadri dirigenti, hanno portato l’economia mondiale al bordo del precipizio. È perciò inconcepibile che delle aziende vicine alla Confederazione commettano gli stessi errori attribuendo salari e bonus eccessivi ai loro quadri dirigenti, mascherando i loro intenti con le stesse scuse utilizzate per giustificare degli alti salari in continuo e forte aumento. Dei bonus simili a quelli concessi nell’economia privata sono nocivi e non possono essere accettati in seno alle aziende vicine alla Confederazione.

 

Incontro e dibattito sulla Previdenza 2020 al Ceneri

 

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