La Svizzera ha sempre rappresentato un faro di umanità e solidarietà, con una lunga tradizione nella promozione dei diritti umani e della pace a livello mondiale. Sede dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e luogo di nascita della Croce Rossa, il nostro Paese è stato sinonimo di attivismo umanitario, contribuendo in modo sostanziale a supportare le persone in difficoltà, ovunque nel mondo. Tuttavia, recenti decisioni politiche fanno sorgere dubbi su quanto queste affermazioni siano davvero solide, specialmente in relazione al blocco dei fondi all’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite che fornisce assistenza ai rifugiati palestinesi.
Dopo il voto del Consiglio nazionale, anche la commissione per la politica estera del Consiglio degli Stati vuole porre fine al contributo svizzero all’Unrwa, segnando un ulteriore passo in quello che appare come un atteggiamento sempre più disumano e indifferente da parte delle forze politiche di destra in Parlamento. Tra l’altro, il voto decisivo a favore della mozione dell’Udc, inizialmente in situazione di parità, è stato quello del presidente della Commissione, il ticinese Marco Chiesa.
La commissione giustifica la propria decisione sostenendo che l’Unrwa sia legata a forme di terrorismo, un’accusa che, va sottolineato, è stata confutata da indagini indipendenti. Negare il supporto a un ente che fornisce assistenza vitale a milioni di palestinesi rifugiati non solo è ingiusto, ma dimostra anche una mancanza di empatia verso una delle situazioni umanitarie più gravi del nostro tempo.
La commissione, pur avanzando l’argomento che altre organizzazioni potrebbero assumere il ruolo dell’Unrwa, non ha fornito indicazioni su quali siano queste alternative o con quali risorse dovrebbero adempiere a tali funzioni. La situazione a Gaza è drammatica; nelle attuali condizioni, milioni di persone affrontano la mancanza di cibo, di acqua potabile e di servizi sanitari fondamentali. Sostenere l’Unrwa non significa però semplicemente inviare aiuti materiali, ma implica anche un riconoscimento del diritto dei palestinesi a ricevere assistenza e di vivere in dignità. Il blocco ai fondi dell’Unrwa è quindi un chiaro segnale della disconnessione tra la Svizzera e i valori di pace e umanità che ha storicamente rappresentato. È necessario un ripensamento critico e una mobilitazione collettiva per far sì che la Svizzera non perda di vista il proprio ruolo all’interno della comunità internazionale. La storia non ci perdonerà se ci allontaneremo dai nostri principi fondanti, riducendo le speranze di milioni di persone a un mero dibattito politico.
Articolo di Laura Riget, copresidente PS Ticino, apparso su La Regione il 24 febbraio