Un’ombra sulla credibilità della giustizia

La credibilità della giustizia è un pilastro fondamentale di uno Stato di diritto e di una democrazia. Tuttavia, quanto emerso negli ultimi mesi all’interno del Tribunale penale cantonale getta un’ombra preoccupante su questa importante istituzione giudiziaria. Accuse di mobbing, querele tra giudici, e l’invio di immagini a sfondo sessista a una collaboratrice sono solo alcuni dei gravi episodi che hanno afflitto il tribunale. Si tratta di una situazione intollerabile che richiede un chiarimento immediato. Purtroppo, questa vicenda non giova a nessuno e rischia di compromettere il buon funzionamento del tribunale penale, una situazione estremamente grave e difficilmente risolvibile senza conseguenze. Il fatto che il tentativo di conciliazione promosso dal Consiglio della Magistratura non abbia avuto successo, sfociando invece in una denuncia penale, evidenzia quanto la situazione sia delicata. Questo ha portato il Consiglio di Stato a nominare un procuratore generale incaricato di accertare i fatti e le responsabilità. La Commissione Giustizia e Diritti, che ha tra i suoi compiti la nomina dei magistrati e l’alta vigilanza sulla giustizia, deve riunirsi al più presto. È necessario attivare l’alta vigilanza e confrontarsi inizialmente con il Consiglio della Magistratura, in attesa che la procedura penale faccia il suo corso. Non è la prima volta che disordini all’interno della magistratura raggiungono un tale livello da arrivare all’attenzione dell’opinione pubblica e del Parlamento. Basti ricordare il caso della rielezione dei procuratori pubblici di qualche anno fa, che ha richiesto un intervento del Parlamento per sanare errori procedurali e comportamenti inappropriati. Nonostante tutto, questi episodi non devono farci perdere fiducia nel sistema giudiziario nel suo complesso. Tuttavia è evidente, leggendo il rendiconto del Consiglio della Magistratura, che oltre al comportamento individuale, la politica deve riflettere su come migliorare le condizioni lavorative, al fine di prevenire l’insorgere di problematiche personali. Il numero di casi assegnati è eccessivo rispetto al personale disponibile, la complessità dei casi aumenta, la digitalizzazione procede lentamente e le condizioni logistiche attuali, con il personale relegato in spazi angusti, sono inadeguate. Questa situazione persiste da anni e la Commissione Giustizia e Diritti ha deciso di affrontarla con serietà.

È essenziale che le responsabilità personali siano chiarite e, se necessario, vengano prese misure per evitare il ripetersi di tali situazioni. Allo stesso tempo, è imperativo intervenire sul numero di magistrati e sulle questioni logistiche che sono state trascurate per troppo tempo.

Articolo di Ivo Durisch , pubblicato su laRegione del 22 agosto 2024

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