Una riforma sulle spalle delle donne, io dico NO

Durante la sessione invernale delle Camere federali, il Parlamento ha approvato la riforma AVS21, contro la quale il Partito socialista e i sindacati hanno lanciato referendum a inizio gennaio. Si tratta infatti di una riforma ingiusta: con il pretesto dell’uguaglianza di genere si vuole innalzare l’età pensionabile delle donne con delle misure di compensazione assolutamente insufficienti. La riforma si traduce in un aumento delle disuguaglianze e della precarietà durante la vecchiaia. Una donna su quattro in Svizzera riceve infatti solo la rendita AVS durante la sua pensione, e quasi un terzo non dispone di un secondo pilastro. Circa la metà delle donne deve accontentarsi di una pensione inferiore a 2.900 franchi al mese, secondo pilastro compreso. L’innalzamento dell’età pensionabile permetterà, secondo il Consiglio federale, di risparmiare 7 miliardi di franchi.

Cosa significa concretamente? Ogni pensionata si vedrà privare di 1.200 franchi all’anno; una proposta inaccettabile alla luce delle pensioni già insufficienti delle donne in questo Paese e che mostra il poco riconoscimento dei partiti di destra per l’immenso lavoro di cura non retribuito svolto dalle donne durante tutta la loro vita. Prendersi cura dei figli e dei familiari bisognosi, così come occuparsi delle mansioni domestiche, sono dei lavori che ricadono in gran parte sulle donne e che meritano di venir maggiormente riconosciuti dall’AVS: unico pilastro veramente solidale del sistema pensionistico svizzero.

Ma non è tutto. La destra vorrebbe inoltre introdurre l’età pensionabile a 67 anni per tutti e tutte, e un’iniziativa popolare è già stata presentata. Una proposta incomprensibile in un momento storico in cui interi settori professionali sono minacciati dall’automazione (vedi casse dei supermercati). Il progresso tecnologico ha permesso un rapido aumento della produzione e la disoccupazione «over 50» si sta aggravando.

Questo è il momento di discutere di una drastica diminuzione del tempo di lavoro, certamente non del prolungamento dell’età professionale! Concretamente la proposta della destra permetterà ai manager di ricorrere alla pensione anticipata perché loro se lo possono permettere, mentre cassiere, insegnanti e personale di cura dovranno continuare a lavorare fino a 67 anni.

Firmando il referendum contro il progetto AVS21 (www.avs-referendum.ch) porremo fine a questi pericolosi piani e apriremo la strada a una riforma dell’AVS equa e vantaggiosa per tutti e tutte. Difendiamo l’AVS, la più importante conquista sociale del nostro Paese!

Articolo di Laura Riget, apparso sul Corriere del Ticino il 26 gennaio

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