Una questione di dignità

Negli ultimi anni le disuguaglianze sia a livello globale che a livello locale sono aumentate in maniera importante raggiungendo livelli pari a quelli della Grande depressione degli anni Trenta (1929–1939). Disuguaglianze economiche che portano con sé, fra l’altro, esclusione sociale, violenza domestica, disagio psichico, riduzione dell’aspettativa di vita. La povertà assoluta colpisce un numero crescente di persone alle quali la società deve saper dare una risposta adeguata, con servizi e prestazioni che garantiscano a tutti una vita dignitosa e prospettive per il futuro. A parole, ne è garante la Costituzione svizzera stessa che al Capitolo 1 “Diritti umani” (Art. 7) riporta: “La dignità della persona va rispettata e protetta”. Anche il nostro Cantone non è risparmiato dall’incremento del divario tra ricchi e poveri con tutto quello che ne consegue, tutti aspetti resi ancora più acuti da questi mesi di pandemia. Se guardiamo alla relazione fra reddito e patrimonio constatiamo che in Ticino il gettito dell’imposta sulla sostanza dal 2009 al 2017 è aumentata del 54%, mentre quello sul reddito unicamente del 7 per cento.

Il patrimonio (di pochi) è cresciuto in misura nettamente maggiore rispetto al reddito, così come il numero di milionari (dal 2009 al 2017 sono più che raddoppiati i contribuenti con una sostanza superiore ai 5 milioni di franchi). Parallelamente è quasi raddoppiato il numero di persone in assistenza, che è passato da 4’300 beneficiari a più di 8’000. Ma questi numeri sono solo la punta dell’iceberg. Come rivelato da un recente studio sulla povertà (Ustat – Monitoraggio della situazione sociale ed economica della popolazione) nel nostro cantone ben 22’000 persone, pari all’8% della popolazione di riferimento, vivono in una situazione di povertà assoluta.

Di fronte all’aumento delle grandi fortune e a un non accettabile incremento del numero di persone che vivono in povertà assoluta, diventa necessario un reddito minimo garantito che permetta a tutti di vivere una vita dignitosa. Va ricordato: senza reddito non c’è libertà. In Svizzera quali esempi di reddito minimo garantito abbiamo le prestazioni complementari Avs/Ai, pensate per scongiurare la povertà in vecchiaia, e la recente rendita ponte Avs, destinata alle persone senza lavoro con più di 60 anni di età.

Il Ticino negli anni Novanta è stato precursore del reddito minimo garantito introducendo nel 1996 l’Assegno familiare di prima infanzia, destinato alle famiglie con figli di età inferiore ai quattro anni, e l’Assegno familiare integrativo, che aveva come obiettivo di evitare che la nascita di un figlio diventasse causa di povertà. Per entrambi gli importi di riferimento, prima dei tagli decisi nel 2016, erano quelli delle Prestazioni complementari Avs/Ai.

L’assistenza sociale dal canto suo, pur essendo anch’essa una sorta di reddito minimo garantito, fallisce il suo obiettivo a causa di importi e modalità d’accesso non dignitosi. Secondo le indicazioni della Conferenza svizzera delle istituzioni dell’azione sociale, l’assistenza sociale deve coprire i costi derivanti dall’acquisizione dei bisogni necessari. Nello specifico si tratta di un forfait per il mantenimento personale, delle spese sanitarie (assicurazione malattia compresa) e delle spese per l’affitto. Se prendiamo l’esempio di una persona sola sommando affitto, premio cassa malati e forfait per il proprio mantenimento vengono riconosciuti circa 2’400 franchi al mese.

Oggi, considerati i cambiamenti avvenuti e in atto nella società, una società a due velocità che lascia indietro un numero sempre maggiore di persone innanzitutto a seguito dell’imponente aumento del costo della vita, riteniamo che questi importi non siano più adeguati. Un reddito minimo garantito dignitoso, riconosciuto a tutti, dovrebbe essere perlomeno pari a quello corrisposto dalle prestazioni complementari Avs/Ai, ossia per una persona sola pari a circa 3’100 franchi al mese.

Attualmente la spesa per le prestazioni sociali corrisponde a 103 milioni di franchi annui (consuntivo 2019), introducendo un reddito garantito, nella forma dell’assistenza sociale, ma con importi analoghi a quelli delle prestazioni complementari Avs/Ai, la maggior spesa per il Cantone sarebbe di circa 50 milioni di franchi annui. È un costo troppo alto per garantire dignità a tutte le persone? La risposta ce la suggerisce Kant: «Nel regno dei fini ogni cosa o ha un prezzo o ha una dignità. Ciò che ha un prezzo può essere rimpiazzato da qualcosa di equivalente; ciò che dall’altro lato si innalza su ogni prezzo e dunque non ammette alcun equivalente ha dignità» (Immanuel Kant, Fondazione della Metafisica dei Costumi). In parole semplici la dignità non ha prezzo e non può essere scambiata con niente di equivalente.

Ivo Durisch, La Regione del 10 marzo

Beitrag teilen:

Facebook
Twitter
LinkedIn
Animation laden...Animation laden...Animation laden...

Newsfeed