Una politica autostradale da ripensare e aggiornare

Il potenziamento dell’A2 con terza corsia «dinamica» Lugano- Mendrisio (PoLuMe) e la corsia TIR Mendrisio-Chiasso sono i prossimi investimenti autostradali previsti in Ticino.

Si continua con il circolo vizioso che adegua l’offerta stradale all’aumento della domanda generata dall’aumento dell’offerta e che da decenni non fa altro che spostare colonne da un punto all’altro del Cantone. Da un paio d’anni è concluso il grande cantiere del nuovo svincolo di Mendrisio da 120 milioni, con conseguente spostamento di colonne; sono appena iniziati i lavori per la seconda galleria al San Gottardo e per il terzo svincolo a Bellinzona che già si inventano nuovi mega-cantieri da quasi 2 miliardi tra Lugano Mendrisio e Chiasso (corsia TIR) per allargare l’autostrada e aumentarne la capacità.

Dovesse essere realizzato il PoLuMe, l’aumento del traffico che genererà, creerà nuovi ingorghi nel Luganese, nel Mendrisiotto e nel Sopraceneri.

Sarà aumentata la capacità rendendo ancor più attrattiva la A2 anche al traffico di transito internazionale.

Eppure siamo nel 21. secolo, nel post-COVID, abbiamo scoperto che oltre a reti stradali e ferroviarie disponiamo di una performante e moderna rete di telecomunicazione che ha permesso a gran parte della popolazione di lavorare o studiare da casa, mantenendo attiva la società e l’economia nei mesi di lockdown pandemico senza ingorghi stradali. Se prima del COVID il telelavoro rappresentava il 7%, nel 2030 si prevede raggiunga il 22% e con i giusti stimoli si può anche aumentare.

Un nuovo contesto che dovrebbe far ripensare tutta la politica autostradale.

Si insiste ad aumentare la capacità stradale per far fronte a punte di traffico incontrollate, invece di passare alla molto meno onerosa, ma più efficiente e intelligente gestione della domanda. Occorre fermare la spirale di crescita in corso da decenni, sospendendo i potenziamenti programmati con una moratoria sulle nuove corsie, nel contempo si sviluppino le alternative che sappiamo esserci già e che ci saranno a medio termine: telelavoro, trasporto pubblico, mobility pricing, carpooling, politica dei posteggi, e a lungo termine la guida autonoma che renderà più efficiente il sistema autostradale attuale.

Il nostro Cantone non deve continuare a fungere da facile e quasi gratuito asse di transito internazionale: la costosissima A2 da Chiasso a Basilea 295 km con 57 km di gallerie e 20 km di viadotti e ponti – è fruibile per 40 franchi all’anno e per meno di 300 franchi per un TIR, più o meno quanto paga per un solo passaggio nel tunnel del Fréjus.

Oltre che in autostrade, nell’ultimo ventennio abbiamo investito decine di miliardi nella ferrovia: è giunto il momento di sfruttarla sia per le merci sia per le persone, visto che le colonne al tunnel del Gottardo sono formate prevalentemente da automobili.

«Digitalizzazione e innovazione» è quanto media, istituzioni pubbliche e politici nostrani e nazionali ci propinano in tutte le salse, ma quando si parla di traffico siamo ancora nell’età del cemento e dell’asfalto, dell’inefficiente e obsoleto dimensionamento secondo un’incontrollata domanda di punta.

Non si tratta di fermare gli investimenti: la rete autostradale nazionale va mantenuta e corretta dai pesanti errori di progettazione originali. C’è molto da fare sull’esempio di Roveredo, di Airolo e di tante altre situazioni da sanare con interramenti e deviazioni senza aumento di capacità.

Articolo di Bruno Storni, Consigliere nazionale, pubblicato sul Corriere del Ticino il 6 luglio 2022.

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