Negli ultimi mesi, il Mendrisiotto — una regione storicamente segnata dall’incontro tra culture e da una solida tradizione di accoglienza — si trova confrontato con un clima di crescente tensione rispetto al tema dell’asilo e dell’accoglienza.
Dalle prese di posizione critiche espresse da alcuni Municipi lo scorso anno, passando per le discussioni in merito all’utilizzo del Park Hotel di Rovio, fino ad arrivare alla recente petizione lanciata nel comune di Val Mara, i segnali di malcontento si sono moltiplicati.
La petizione, promossa da un gruppo di cittadini che si oppone all’arrivo di 40 richiedenti l’asilo a Rovio, solleva una serie di interrogativi che toccano da vicino le sensibilità locali, mettendo in discussione la strategia cantonale e il futuro di una struttura attualmente poco utilizzata. È legittimo che vi siano domande, dubbi e anche timori. Tuttavia, è fondamentale che il dibattito pubblico su questi temi avvenga in un clima di rispetto, trasparenza e responsabilità.
Da un lato, il Cantone ha certamente il compito di informare, dialogare e coinvolgere le comunità locali in maniera tempestiva e chiara. Dall’altro, i Comuni non possono sottrarsi al loro ruolo, ossia quello di collaborare attivamente, proporre soluzioni, accogliere e contribuire, insieme agli attori sociali e alle cittadine e cittadini, alla costruzione di percorsi di integrazione che siano sostenibili e partecipati.
È comprensibile che di fronte a un cambiamento vi siano delle resistenze. Ma è proprio in questi momenti che si misura la capacità di una comunità di restare fedele ai propri valori fondamentali: solidarietà, umanità e senso di giustizia.
Accogliere non significa rinunciare alla sicurezza o al benessere della propria popolazione. Al contrario, significa riconoscere che solo insieme, mettendo al centro la dignità delle persone, possiamo costruire un tessuto sociale più forte, più coeso e più giusto.
Articolo di Marco D’Erchie apparso sul Corriere del Ticino il 23 aprile