Un preventivo attendista e vuoto

Intervento del nostro capogruppo Ivo Durisch al dibattito del Gran Consiglio sul preventivo 2021: 

Care colleghe, cari colleghi,

il preventivo 2021 riflette una situazione di incertezza e fragilità che sta investendo tutta la società. È una fotografia di quello che sta capitando nel paese e le nostre preoccupazioni, le nostre azioni devono essere rivolte ai cittadini e alle imprese in difficoltà.

Purtroppo questo preventivo è però solo una fotografia parziale scattata con un filtro che rileva unicamente i risvolti finanziari delle mancate entrate dovute alla crisi. Assenti sono invece interventi chiari e mirati a sostegno di chi in Ticino sta soffrendo. Nessun Consigliere di Stato ha inserito nel suo dipartimento voci di spesa, che indichino la volontà di intervenire in aiuto al paese.

Insomma siamo di fronte a un preventivo attendista e vuoto quando invece ci saremmo aspettati un preventivo coraggioso improntato al sostegno della società tutta. Un preventivo a cui in sede di consuntivo dovranno necessariamente aggiungersi l’aumento delle spese ospedaliere, la copertura dei costi delle aziende di trasporto pubblico e gli aiuti per i casi di rigore.

Ma questo non sarà sufficiente! Attendiamo che venga portato al più presto in parlamento il messaggio sulla rendita ponte Covid 19 e chiediamo che la commissione della gestione, dopo la bocciatura a livello nazionale, si esprima sugli aiuti per gli affitti commerciali.

Ma allora perché votare questo preventivo? Per permettere al Governo di agire tempestivamente di fronte alle necessità causate dalla pandemia. Una pandemia che non sta assolutamente rallentando e che potrebbe a inizio anno presentarsi con la terza ondata. Agire tempestivamente significa essere efficaci e presenti garantendo e se del caso potenziando i servizi necessari. Sono un atto di fiducia e una assunzione di responsabilità che in una situazione come questa riteniamo dovuti.

Ma questo voto non è una cambiale in bianco, governo e parlamento dovranno lavorare insieme nel corso dell’anno per riempire di contenuti il consuntivo. È un atto dovuto ai nostri cittadini perché questa pandemia colpisce i più fragili, e se già prima della crisi il livello di disuguaglianze aveva raggiunto livelli insostenibili, ora la situazione sta peggiorando ulteriormente.

È nostro compito come autorità cantonali monitorare da vicino quello che sta accadendo e, lo ripeto, agire tempestivamente perché precarietà e paura sono compagne pericolose, che possono seriamente incrinare le basi della pace sociale e della democrazia.

Se questa pandemia è come una bufera, il suo impatto però dipende anche dalle fondamenta su cui ci si reggeva e le nostre fondamenta non erano solide, né dal punto di vista del mercato del lavoro, né dal punto di vista delle finanze pubbliche.

Se guardiamo al mercato del lavoro non possiamo che ricordare come il Ticino abbia gli stipendi più bassi della Svizzera, come il lavoro a tempo parziale sia diventato una pratica usuale e come il precariato abbia investito sempre più lavoratrici e lavoratori.

Se guardiamo alle finanze cantonali il momentaneo equilibrio raggiunto negli scorsi anni era tutt’altro che solido. E purtroppo al primo spiraglio di luce ottenuto con tagli che hanno toccato le fasce più fragili della popolazione si è voluto guardare con ottimismo al futuro, ma questo slancio invece di volgersi ai bisogni dei cittadini tutti, ancora una volta è andato nella direzione sbagliata ripercorrendo gli errori del passato e imboccando nuovamente la pericolosa via degli sgravi fiscali.

Troppo invece si è puntato il dito sulle uscite dimenticando che il problema era altrove e che la crescita della spesa non è dovuta, come si vorrebbe far credere, a un’amministrazione fuori controllo, bensì all’aumento delle esigenze dei cittadini e ai cambiamenti della società.

In questi ultimi anni abbiamo sentito spesso esprimere soddisfazione per aver raggiunto l’obiettivo del risanamento delle finanze del Cantone. Tuttavia, se un fine è raggiunto troppo facilmente, non è raggiunto bene.

Gli avanzi d’esercizio della gestione corrente, nonostante la manovra del 2016, si sono sciolti velocemente e già con il Preventivo 2020 si registra un disavanzo.

A livello patrimoniale il capitale proprio, anche nel miglior momento è stato appena visibile, sicuramente insufficiente per affrontare momenti difficili.

Una riserva incompatibile con la riduzione del coefficiente cantonale d’imposta e decisamente inconsistente per assicurare un equilibrio finanziario nel tempo ed assorbire, se del caso, gli urti di difficoltà economiche.

Che la situazione finanziaria del Cantone fosse molto fragile era ben chiaro già da prima della pandemia.

A pesare, a partire dal 2025, ci sarà poi l’ulteriore consistente perdita di risorse a seguito della Riforma fiscale, quantificata in 70 mio. di Fr., la cui sopportabilità non è stata nemmeno verificata e che sicuramente oggi non è più data.

Ci sono poi nuovi compiti inderogabili, che non sono stati nemmeno menzionati. E in questa occasione ritorniamo a mettere in evidenza il risanamento della cassa pensione. lo Stato, quale datore di lavoro, deve fare i suoi compiti.

A riconoscere la fragilità delle finanze cantonali prima della pandemia è lo stesso Consiglio di Stato (messaggio preventivo 2020) quando dice: “Negli anni a venire sarà necessario trovare le risorse per far fronte a importanti nuovi oneri e confermare così un sostanziale equilibrio”. Parole che auspichiamo non siano vane.

Il Messaggio sul preventivo 2021 termina con la frase “Occorre iniziare a breve una riflessione sull’evoluzione delle finanze pubbliche …. L’auspicio è quindi che le forze politiche partecipino in modo costruttivo a questa riflessione.”

Apprezziamo il termine riflettere perché riflettere significa essere razionali, non essere contraddittori, accendere la luce, identificare e distinguere le cause delle attuali difficoltà delle finanze cantonali, evitare che tutto venga avvolto sotto il velo della Pandemia.

Per porre rimedio con coerenza, decisivo risulterà identificare e distinguere le diverse cause dell’attuale evoluzione negativa delle finanze cantonali. Distinguere correttamente le cause è la premessa indispensabile per poi dare la possibilità di individuare le misure appropriate di correzione. Le misure da attuare dovranno essere finalizzate non allo spreco, bensì ai veri bisogni dei cittadini. Si deve dire basta alla socialità ai ricchi.

Pensare a come riequilibrare il bilancio non vorrà però dire dimenticare i cittadini, perché senza la salute e senza delle condizioni materiali dignitose, non c’è libertà per le persone. L’auspicio, che richiederà grande capacità di ascolto da parte di tutte le sensibilità politiche, è quello di trovare misure condivise evitando soluzioni affrettate e non mirate come i tagli lineari o i contributi di solidarietà chiesti al personale dell’amministrazione pubblica, e questo senza rinunciare a interventi puntuali a sostegno della popolazione e delle imprese.

Lo stato in un momento di difficoltà deve essere forte e presente. È un momento difficile dove da una parte i bisogni urgenti dei cittadini aumentano e dall’altra le risorse dello stato diminuiscono.

Se questo disavanzo è sostenibile a medio termine non deve però diventare strutturale se non vogliamo lasciare un debito sulle spalle della futura generazione.

Ecco perché riteniamo che al più presto, riprendendo le parole del consiglio di stato, debba essere fatta una seria riflessione su dove reperire le risorse per garantire servizi e prestazioni necessari a popolazione e imprese.

Se da una parte bisognerà sicuramente insistere a livello federale affinché la banca nazionale utilizzi in maniera maggiore il fondo di distribuzione che oggi ammonta a 80 miliardi, dall’altra bisognerà rivedere la fiscalità senza pesare sul ceto medio che da anni si vede ridurre il proprio potere di acquisto. Al riguardo va evidenziato che lo scopo della fiscalità è unicamente quello di raccogliere le risorse. Quando invece con la fiscalità si tenta di promuovere politiche settoriali, da una parte si perde l’informazione e quindi la guida dell’azione dello stato, d’altra parte si compromette l’impiego mirato delle risorse. Al riguardo l’esempio più estremo sono le deduzioni fiscali, le deduzioni con pretesa valenza sociale di cui purtroppo il Ticino è il primo cantone. Non bisognerà inoltre tralasciare uno sguardo più a lungo termine pensando a un rilancio che abbia come obiettivi la riduzione delle disuguaglianze, la transizione energetica e la digitalizzazione.

L’obbiettivo deve essere quello di non lasciare indietro nessuno e di garantire a tutti prospettive per il futuro. Fin dai primi mesi di quest’anno abbiamo sentito invocare ripetutamente l’invito a: “unità, vicinanza, solidarietà.” Con riferimento alla pandemia, ci è stato detto “… che questa esperienza lascerà in ognuno di noi un segno indelebile, …. che essa permette di sperimentare nel profondo la forza dell’unione, della comunità, della solidarietà … che ne usciremo più forti, capaci di privilegiare l’essenziale.”

Anche se sappiamo che le parole possono essere le più grandi nemiche della realtà, noi chiediamo che questa volta al dire segua il fare. Che questa azione non sia improntata alla grettezza, alla parsimonia meschina.

Il nostro augurio per l’”Anno Nuovo che verrà” è che in questa occasione, diversamente da quanto di regola succede in simili prove, al fronte non siano mandati i meno fortunati.

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