Un modello da eliminare

Il 13 giugno si vota un nuovo modello previdenziale per i consiglieri di Stato. I referendisti ci dicono di votare no alla legge per ridurre la retribuzione dei consiglieri di Stato ed i loro privilegi. Ma non è così: votare no vuol dire solo mantenere inalterato il sistema che risale addirittura al 1963, e che neppure la legislazione previdenziale cantonale (del 1976 e del 2012) o la Lpp federale (del 1985) sono mai riusciti a scalfire. Secondo l’anacronistico modello in vigore finora, i membri del Governo non sono affiliati ad un istituto di previdenza e beneficiano di generose rendite vitalizie a fine mandato, direttamente a carico delle casse cantonali.
Di solito chi dice no ad una riforma di legge ritiene che la vecchia legge sia migliore di quella nuova, mentre evocare ipotetiche ulteriori soluzioni inesistenti lascia il tempo che trova. Lascio al no dei referendisti la strenua difesa dell’ingiusto modello attuale, mentre io voterò sì, come ho fatto in Gran Consiglio, perché credo che sia un bene cambiarlo: cambiarlo, perché oggi, contrariamente alle altre categorie professionali, i consiglieri di Stato non sono affiliati ad un istituto di previdenza, mentre secondo me anche loro dovrebbero pagare i contributi previdenziali. Cambiarlo, perché oggi garantisce un fin troppo generoso vitalizio immediato a fine carica anche ai ministri che terminano il mandato ancor giovani.
Il nuovo regime non verrà applicato agli attuali consiglieri di Stato? Sarebbe assurdo minare una buona riforma solo a causa di una questione transitoria che il tempo cancellerà, senza contare la difficoltà oggettiva di cambiare le regole del gioco a partita iniziata.
Il nuovo regime non riduce le retribuzioni nette dei consiglieri quando sono in carica? Infatti non è mai stato questo l’obiettivo della riforma, perché nel confronto con il settore privato, o con altri Cantoni, le retribuzioni dei consiglieri in carica sono corrette rispetto alle responsabilità assunte.
Con il nuovo sistema, sull’arco della vita di un qualsiasi futuro ex consigliere di Stato rimasto in carica 12 anni, il Cantone risparmierà oltre 3,5 mio in caso di fine mandato a 50 anni, oltre 2,5 mio a 55 anni e ca. 2 mio a 60 anni. Questo, con il principio di affiliarli ad un istituto di previdenza, è ciò che conta davvero.

Articolo di Fabrizio Garbani Nerini, apparso su La Regione il 28 maggio

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