Un chiaro NO all’iniziativa UDC il prossimo 27 settembre perché attacca i diritti di salariate e salariati!

Il prossimo 27 settembre saremo chiamati ad esprimerci sull’iniziativa dell’UDC “Per un’immigrazione moderata” che chiede la disdetta dell’accordo sulla libera circolazione delle persone con l’UE e di riflesso l’annullamento delle misure di accompagnamento introdotte a suo tempo a protezione dei salari e delle condizioni di lavoro presenti in Svizzera.

Sia chiaro: il titolo di questa iniziativa è costruito ad arte per “lavorare” sulla pancia della gente comune facendo loro credere in modo subdolo che problemi come la pressione sui salari, lo sfruttamento subito sui posti di lavoro, la disoccupazione, il precariato e altro ancora siano tutti mali causati dai lavoratori provenienti dall’UE. Non c’è invero bugia più grande. La forte pressione sui salari, i gravi casi di abusi e di sfruttamento che riscontriamo purtroppo sovente in Ticino si manifestano in particolare perché ci sono ancora troppi datori di lavoro che sfruttano i lavoratori approfittando della disperata necessità di un’occupazione “a qualsiasi condizione” che i lavoratori sono poi costretti  ad accettare .

Con l’approvazione di questa iniziativa queste situazioni si amplificherebbero perché verrebbero meno quelle misure di accompagnamento (incomplete e da rafforzare rapidamente) che hanno comunque fino ad oggi evitato una situazione ancor più grave. Tra queste misure troviamo, ad esempio, l’introduzione dei salari minimi nelle professioni ove è stato accertato il dumping salariale, maggiori controlli, la possibilità di introdurre le cauzioni nei CCL e l’estensione facilitata dei CCL. Lo scopo principale di questa iniziativa è in realtà quello di ridurre le tutele di lavoratrici e di lavoratori.

Va chiarito un altro aspetto forse non noto a tutti: è sempre stata l’economia a determinare l’immigrazione dei lavoratori nel nostro paese; a iniziativa approvata il bisogno di manodopera non diminuirà ma sarà soddisfatto da lavoratori purtroppo meno tutelati. Come sindacalista ho vissuto inoltre in prima linea il dramma disumano dello statuto di stagionale, con gli operai chiamati in Svizzera per lavorare, ma nell’impossibilità di poter vivere con la propria famiglia. Ritornare a situazioni come queste non sarebbe degno di un paese come il nostro.

La vera risposta ai problemi del mercato del lavoro in Svizzera, non sta nelle iniziative xenofobe e pericolose come questa ma nell’inizio immediato di un processo di rafforzamento dei diritti dei lavoratori, ottenibile con un numero maggiore di CCL e una più adeguata legislazione che preveda salari minimi vincolanti e dignitosi per tutte e tutti. Il primo passo è l’affossamento dell’iniziativa UDC che può avvenire solo attraverso un chiaro NO nelle urne il prossimo 27 settembre.

Cima Igor, Membro direzione PS. Articolo apparso su La Regione il 9 settembre

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