Totale solidarietà con Arlind per un Paese più civile e aperto

Il Governo ha deciso a maggioranza con l’unica importante opposizione del ministro socialista Manuele Bertoli come riferisce oggi “la Regione Ticino” di negare ad Arlind Lokaj il diritto di continuare a vivere in Svizzera dove è nato dove risiede la sua famiglia dove il giovane ha intessuto una rete di relazioni e di affetti e si è completamente integrato. Questo solo per un cavillo giuridico sul ricongiungimento familiare applicato in maniera brutale dimenticando di avere a che fare con un essere umano non con un oggetto o una merce. Arlind sarà quindi costretto a tornare in un Paese nel quale non ha più legami un Paese che gli è del tutto estraneo.

Non è questa la Svizzera che noi vogliamo e amiamo. Non è un Paese che sbatte fuori un minorenne nato qui ormai integrato amato e sostenuto dai suoi familiari e dai suoi amici. Se questo è il Paese che ci tocca accettare dopo il voto del 9 febbraio come ha dichiarato il ministro Gobbi… no non è questo il Paese che vogliamo per noi e per i nostri figli. Noi desideriamo una società aperta inclusiva solidale. Soprattutto una società nella quale le persone con i loro sentimenti e i loro legami vengano prima dell’applicazione ottusa delle leggi. La Svizzera che noi amiamo e nella quale vogliamo continuare a vivere è il Paese civile e solidale che 40 anni fa accolse i profughi cileni in fuga dalla dittatura di Pinochet. Una Svizzera che oggi in questa decisione governativa ingiusta e disumana non riconosciamo più: Ma che sappiamo ancora viva nella sensibilità delle persone.

Martedì 15 aprile alle 17.30 con partenza da Piazzale della Posta si svolgerà a Bellinzona una manifestazione di protesta contro l’aspulsione di Arlind organizzata spontaneamente dai suoi amici: giovani che dimostrano la forza e il coraggio necessari a opporsi esponendosi in prima persona e investendo le proprie energie migliori. Invitiamo tutte le persone che hanno ancora a cuore i valori della solidarietà a partecipare per far sentire che la civiltà non è morta. E che chi ha preso questa sciagurata decisione rappresenta una visione contraria alla nostra cultura visione nella quale gli Svizzeri e le Svizzere migliori non si riconoscono.

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