Ticino, terra di arte e culture

Storicamente il Ticino è terra di arte e di culture. 

Architetti, scultori, pittori e scalpellini ticinesi lasciarono una testimonianza indelebile. Ma il presente non è cosi, non è più erede di quel glorioso passato. La società ticinese nell’immediato dopoguerra e con il flusso di capitali dalla Lombardia e dal nord germanico non seppe trovare quella «magica» combinazione che avrebbe dovuto conciliare passato rurale con le ere industriale e post-. 

Occorre una profonda riflessione per trovare rimedi efficaci che colmino il lasso di varie epoche scavalcate, fatto determinante per uno sviluppo sociale graduale. Bisogna esser consapevoli di un passato che va affrontato con responsabilità. 

La società ticinese dovrebbe essere fondata su amore e accoglienza che sono fondamentali per la costruzione di una forte identità culturale e linguistica, in quanto attraverso la contaminazione e la fusione si può generare ricchezza dell’inclusione e utile multiculturalità. 

In questo senso le istituzioni pubbliche – che per la cultura hanno fatto passi importanti – dovrebbero fare di più rivoluzionando i programmi di educazione di base e di qualità, privilegiando lo studio della storia del cantone, sostenere la ricerche artistiche, l’innovazione e aiutare l’apertura e la vita degli spazi culturali indipendenti. 

Lavoriamo per un Ticino moderno che dovrebbe essere incline alla pace, alla tolleranza e al rispetto, basando la sua strategia verso l’accettazione e l’integrazione delle persone di diverse culture, etnie, religioni e orientamenti. Guardando anche al nostro passato, dobbiamo comprendere che il processo migratorio è un dato di fatto irreversibile. 

Va promossa la cultura del rispetto verso i cittadini, non solo entità fisica o numero fiscale, ma persone la cui dignità dovrebbe occupare il primo posto nel pensiero e nella strategia ufficiale di sviluppo. 

Bisogna credere nella possibilità concreta di riorganizzare la società su base etica, conscia di essere erede di un immenso patrimonio storico e baluardo contro ogni deriva autoritaria. 

Si è dimenticato che qui nel 1961 ignoranza, ipocrisia e clientelismo determinarono le condizioni legali per distruggere il Castello di Trevano. 

Un crimine contro il patrimonio culturale che ha avuto una tardiva eco nei fatti dell’ex Macello di Lugano nel 2021. 

Se in sessant’anni non impariamo come proteggere quel che rimane della nostra storia allora diviene difficile sperare nel nostro futuro. 

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