A Marina Carobbio, direttrice del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport, oltre che medico, abbiamo chiesto cosa riserva il futuro al corso universitario.
Che importanza ha il Master in medicina (che è ancora molto giovane)?
«Il fatto di avere una facoltà scienze biomediche rispettivamente la possibilità di seguire un Master in medicina è molto importante non solo per la Svizzera italiana ma anche per la Svizzera tutta. Alcuni anni fa la Confederazione aveva deciso un programma speciale per sostenere la formazione di più medici in Svizzera e, in particolar modo, medici di famiglia per far fronte al una carenza di professionisti n questo settore».
Il corso universitario in medicina si inserisce proprio in questo contesto?
«Sì, e permette da un lato di formare più medici, ma dall’altro di posizionare ancora di più il nostro Cantone in un settore dove già ci sono molte competenze, quello della biomedicina sia a livello formativo che di ricerca. Due settimane fa il Gran Consiglio ha approvato il Messaggio sulla politica universitaria 2025-2028, nel quale si si ribadisce l’importanza e il finanziamento della facoltà di biomedicina e del settore biomedico per lo sviluppo del nostro Cantone».
Tutti gli allievi del primo e del secondo anno sono stati promossi. Non solo: la media dei risultati d’esame ottenuti nella prova scritta è in linea con quella degli studenti di Zurigo, notoriamente «i primi della classe». Queste sono buone notizie, significa che la strada imboccata è quella giusta. È così?
«Certamente. Il tipo di formazione proposto con il Master in Ticino è molto innovativo, molto pratico. Le studentesse e gli studenti sono seguiti in maniera molto attenta. Penso che questa sia anche la strada da seguire per attirare più studenti dal resto dalla Svizzera: offrire un percorso formativo che sia molto vicino ai bisogni formativi delle studentesse e degli studenti, con particolare attenzione alla medicina di famiglia ».
Quando il numero di studenti scende, la pressione – anche politica – sul Master sale, soprattutto nei periodi di ristrettezze: l’appoggio finanziario del Cantone (e della Confederazione) sarà comunque sempre garantito?
«Il finanziamento cantonale è garantito per il quadriennio e continuerà anche in futuro nell’ambito del contratto di prestazione con l’Università della Svizzera italiana. Evidentemente non nascondo la mia preoccupazione sulle misure di risparmio in discussione a livello federale che potrebbero avere effetti anche sugli sviluppi di facoltà come quelle di biomedicina. Il fatto però che recentemente il Parlamento federale abbia approvato una mozione che chiede al Governo federale di varare delle misure concrete per formare più medici è certamente un segnale positivo».
Intervista a Marina Carobbio Guscetti, Consigliera di Stato apparso su La Domenica il 17 novembre