Plr, Lega e Udc chiedono compatti di anticipare linsegnamento del tedesco in prima media (attualmente inizia in seconda) per permettere ai giovani di affacciarsi sul mondo del lavoro pronti per essere competitivi su tutto il territorio nazionale. Laffermazione si deve al presidente dei giovani liberali e si può leggere nellarticolo dedicato al tema, apparso su questo giornale il 29 dicembre, nelle pagine riservate al cantone.
La richiesta di anticipare il tedesco era nellaria da tempo, ma si è fatta decisamente pressante da qualche giorno, innescata da una interrogazione di Maddalena Ermotti Lepori (Centro) che chiede al Consiglio di Stato nel caso in cui il parlamento accettasse la proposta quali materie sarebbero eliminate o ridotte per fare spazio a due ore di tedesco, oppure se gli allievi di prima media vedrebbero il loro orario scolastico lievitare da 33 a 35 ore settimanali.
Da parte mia ritengo linterrogazione della collega Ermotti Lepori non solo legittima, ma anche necessaria per fare il punto sullinsegnamento delle lingue nazionali nella scuola dellobbligo. Non è corretta, secondo me, la presa di posizione del presidente dei Glrt che considera una richiesta di approfondimento alla stregua di un atto di ostruzionismo. Approfondire è lunica via possibile per valutare in modo attendibile sia lefficacia reale di questa scelta, sia le conseguenze sul piano di studio di un allievo di prima media. Penso che tutti ambiscano a imparare bene il tedesco per affrontare il mondo del lavoro o della formazione al di là delle Alpi. Ma non è per niente scontato che anticipare in prima media linsegnamento del tedesco dia i risultati che i mozionanti si aspettano. Laggiunta di una o due ore di tedesco in prima media rischia anche di stravolgere lequilibrio faticosamente raggiunto nellinsegnamento delle lingue, di creare un caotico spezzatino di materie o penalizzare qualche altro insegnamento, dimenticando che la scuola dellobbligo è generalista proprio per permettere a ogni individuo di integrarsi in una società. Per modificare il piano di studio di prima media sono necessari degli approfondimenti, dunque chiederli, oltre a essere un diritto, è un segno di responsabilità e rispetto verso la scuola pubblica.
Articolo di Daniela Pugno Ghirlanda apparso su La Regione il 4 gennaio