Tassare alla Robin Hood

Prendo spunto dalla conversazione del direttore Ritzer con tre economisti ticinesi di punta. Già a leggere il titolo mi sono sentito un po’ meno tacciabile di “matto” quando propongo una tassa sulle grandi fortune che, assieme a una tassa sulle transazioni finanziarie (Tobin tax), sarebbero “tasse alla Robin Hood”: prendere dai ricchi per dare ai poveri. Prelevare, non rubare, l’1%, dal tesoretto di 35 miliardi che hanno accumulato i Paperon de Paperoni in Ticino non li renderebbe poveri, in quanto le speculazioni sui mercati finanziari – più redditizie degli investimenti nell’economia reale del Canton Ticino – ogni anno sfruttano loro ben più dell’1%. Se prelevassimo una tassa anche sui soldi, questi non soffrirebbero se il loro frenetico movimento virtuale venisse tassato.
Voglio però mettere in risalto anche degli altri aspetti trattati nell’intervista, e ringrazio Ritzer per il suo ruolo che Bertolt Brecht attribuisce al doganiere ne ‘Leggenda della nascita del Tao Te Ching sulla via dell’emigrazione di Lao Tze’. Greppi, Marazzi e Rossi richiamano alla nostra attenzione i salari ticinesi bassi, favoriti ancora dal dumping salariale praticato dai padroni in Ticino sulla forza lavoro frontaliera, salari insufficienti per arrivare alla fine del mese, che richiedono misure di sostegno sociale dalla parte dello Stato, al quale i rappresentanti della stessa classe dei padroni nel parlamento non soltanto negano troppo spesso i soldi ivi necessari, ma in più offrono generosi regali fiscali ai “loro”, diretti o camuffati come la deduzione dei premi di cassa malati.
Il compito per il Cantone è arduo – Vitta evoca la “quadratura del cerchio”–. Dover affrontare delle uscite per quasi mezzo miliardo, onde contribuire a finanziare Efas, premi di cassa malati limitati al 10% del reddito disponibile, la loro deduzione dalle imposte e l’altro buco nelle entrate creatosi dopo l’abolizione del valore locativo, non sarà di certo facile. Le timide misure dal lato entrate, proposte nel Preventivo 2026 – stilato prima del 28 settembre – non basteranno. La revisione soltanto parziale delle stime immobiliari ad esempio sfrutta uno scarso 10% di quello che avrebbe potuto sfruttare la revisione totale, richiesta dalla legge federale, ma rimandata. La destra vuole opporsi ad aumenti delle imposte e l’iniziativa per ridurre il numero di funzionari nell’amministrazione cantonale avrebbe come effetto una diminuzione della sua efficienza: creerebbe più problemi che favorire un risparmio, fatto come sempre con le forbici. Forbici che vorrebbero ancora tagliare nel settore sociale, ad esempio chiedendo una partecipazione alle cure a domicilio a chi non è abbastanza povero per vedersela pagata dall’assistenza, ma nemmeno abbastanza ricco per poter sopportare questa importante spesa supplementare, cioè il ceto medio, così caro – a parole – a tutti i partiti.
Risparmiare si deve e si può, ma non a scapito di investimenti necessari e alle spese di chi fa fatica e soffre. “Fin du monde et fin du mois: même combat” (Paris, 2024) rende bene l’idea di lotta che dobbiamo combattere tutti i giorni. Andiamo allora a prendere i soldi necessari dove ci sono e dove si accumulano sempre di più: tassiamo le grandi fortune e “femm dubott”, come dicono in Onsernone. Facciamo in fretta, perché chi ha vinto le votazioni del 28 settembre vuole vedere realizzato presto quanto richiesto.

Articolo di Beppe Savary-Borioli, Granconsigliere PS/Fa, apparso il 13 ottobre 2025 su LaRegione

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