Superfranco: che fare?

Che in molti casi sia solo un pretesto per erodere gli stipendi e i diritti dei lavoratori è palese. Ma che in molti altri casi sia invece una fonte reale di difficoltà è pure ovvio: il superfranco rende meno competitive le esportazioni svizzere quindi danneggia l’economia del nostro Paese. E questo è un fatto innegabile.

Un fatto tanto più doloroso nelle regioni di frontiera come il Ticino dove la manodopera frontaliera offre agli imprenditori senza scrupoli la tentazione di scaricare sui dipendenti le conseguenze del superfranco. Perciò non stupisce che il Ticino detenga il primato delle aziende che dopo l’abbandono della soglia minima hanno tagliato i salari alcune anche con mano pesante e senza dimostrarne la necessità. Non tutte sono così sia chiaro: ci sono anche esempi virtuosi. Molte però cedono alla tentazione. Che fare dunque?

Già diverse settimane fa il Partito Socialista Svizzero ha proposto alcune misure per far fronte alla situazione: interventi di politica monetaria investimenti pubblici nell’innovazione e nella formazione nessuna riduzione dei salari adeguamento dei prezzi dei prodotti importati per favorire i consumatori e le consumatrici e infine forse più importante per il Ticino proibizione di pagare gli stipendi in euro (http://www.sp-ps.ch/sites/default/files/documents/mo_carobbio_euroloehne.pdf). Non solo: il Gruppo socialista alle camere federali ha anche accolto l’idea di una tassa sulla speculazione sul cambio delle divise e ha depositato oggi una mozione in Consiglio nazionale (http://www.sp-ps.ch/sites/default/files/documents/mo_marra_spekulationssteuer.pdf). Certo non un salasso: basterebbe lo 001% per rendere la nostra moneta meno attrattiva e normalizzare così il cambio.

Queste misure sono più che mai necessarie per mantenere la coesione nazionale e non demolire il tessuto sociale. L’alternativa è inaccettabile: lo abbiamo constatato durante il dibattito di oggi in Consiglio nazionale dove i Liberali e i Democentristi hanno inneggiato ancora alla deregolamentazione. Insomma invece di curare il malato vogliono aggravare la sua malattia.

Queste misure sono indispensabili per aiutare chi lavora com’è ovvio. Ma anche le aziende sane e virtuose che devono contrastare la concorrenza di quelle senza scrupoli che fanno scontare ogni conseguenza alle lavoratrici e ai lavoratori.

E sul piano cantonale? Se ne parlerà la settimana prossima durante l’ultima seduta del Gran Consiglio prima del voto del 19 aprile quando verrà discussa l’iniziativa proposta dal Gruppo socialista per fronteggiare la situazione in Ticino più dolorosa che altrove.

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