Ho partecipato a un interessante incontro organizzato dall’associazione Idra sulla cultura indipendente, dal quale emergono alcune riflessioni. In Ticino sono presenti realtà associative che promuovono progetti culturali indipendenti. Propongono attività musicali, visive, residenze artistiche, attività di autoproduzione agricola o riparazione di oggetti, nel rispetto dell’ambiente, su base volontaria e non a scopo di lucro. Creano legami interpersonali, senso di comunità. Si oppongono all’oppressione di qualsiasi genere e favoriscono un dialogo orizzontale alla ricerca dell’accordo. Molte associazioni galleggiano autofinanziandosi attraverso i soci e all’offerta culturale che promuovono. A volte ce la fanno, a volte no. A volte gli spazi non sono adatti oppure gli affitti sono troppo alti. Può succedere che subiscano sfratti legali o sgomberi forzati e illegali, come già accaduto. In ambito artistico accade che il lavoro non sia debitamente riconosciuto e retribuito, mantenendolo nella precarietà, privandolo di dignità professionale. Lugano ambisce a proporsi come capitale della cultura nel 2030. Una dichiarazione di intenti, un’ambizione per promuovere la diversità culturale, per valorizzare la creazione artistica, a suggello della coesione nazionale. 5 anni per coltivare un vivaio di nuovi umanisti, per alimentare un ambiente che formi personalità di rilievo nel campo artistico, legittimando l’importanza del loro lavoro.
5 anni per inventarsi un’offerta specifica per i giovani e per riconoscere, sostenere e valorizzare l’esistenza di una scena indipendente e alternativa, che dovrà peraltro essere coinvolta nel progetto. 5 anni di gravidanza per far nascere la possibilità di trasformazione verso un’urbanità matura, pluralista e polimorfa. Lugano potrebbe cogliere questa opportunità per crescere e rendersi attrattiva turisticamente perché innovativa sul piano culturale. Se questo accadrà, gli spazi dismessi saranno rivalorizzati perché animati, estendendo questo valore ai quartieri che li ospitano. I contratti di affitto avranno una durata sufficiente per consentire di sviluppare un progetto. Le produzioni artistiche, riconosciute come importanti per la città, saranno favorite da maggiore flessibilità burocratica. Sorgeranno altre narrazioni per la società di domani, perché l’arte narra anche di sostenibilità, di parità di genere, di coesistenza civile e di pacifismo. Lugano città della cultura potrà diventare uno spazio aperto alla discussione, agli incontri fra generazioni. Si svilupperà una nuova energia utile per il domani, perché oggi stiamo offrendo alle giovani generazioni il mare plastificato, le guerre, la litigiosità e la vacuità dei consumi. L’humus culturale è un complesso di sostanze organiche che fa nascere nuovi codici, che dà vita a una società in cerca di risposte ai problemi, che crea consenso, favorendo il dialogo democratico che sta già perdendo terreno. Immaginiamo nuove forme di vita attraverso il fare insieme.
Articolo di Angela Andolfo Filippini, apparso su laRegione il 12 marzo