Il Consiglio nazionale prende sul serio la propria responsabilità sociale e chiede la ridefinizione dello stupro secondo il principio “solo se Sì”. A differenza del Consiglio degli Stati, propone una revisione della legge che consente un’effettiva tutela dell’autodeterminazione sessuale. Questa decisione è un grande successo per le Donne Socialiste, ma anche per le innumerevoli attiviste, esperte e vittime di violenza sessualizzata che da anni si battono per questa revisione della legge. Ora il Consiglio di Stato deve fare lo stesso passo.
“Ancorare ‘Solo se Sì’ nella legge significa avere finalmente il diritto esclusivo sul nostro corpo”, afferma Tamara Funiciello, Consigliera nazionale e co-presidente delle Donne Socialiste. “Questo principio protegge le vittime di violenza sessuale che non possono difendersi o dire ‘no’ a causa dello shock o del cosiddetto freezing”.
Le Donne Socialiste ricordano che la vittoria di oggi è dovuta all’instancabile lavoro di innumerevoli attiviste, esperti e vittime di violenza sessuale. Solo pochi anni fa, la consapevolezza della necessità di una riforma del diritto penale in materia di reati sessuali era molto scarsa. Oggi il Consiglio nazionale riconosce che qualsiasi atto sessuale grave e non consenziente deve essere riconosciuto come stupro, indipendentemente dal sesso della persona interessata.
Le Donne Socialiste uniranno ora le forze per convincere il Consiglio degli Stati del principio che “solo se Sì”. Nel giugno 2022, il Consiglio degli Stati era ancora favorevole alla soluzione “No significa No”. “Più volte abbiamo dimostrato che possiamo ottenere grandi cose se siamo unite”, afferma Tamara Funiciello. “Il principio ‘Solo se Sì’ è unovvietà: per questo il movimento femminista è unito dietro questa richiesta. Ora tutti gli occhi sono puntati sul Consiglio degli Stati”.