Dal primo gennaio del prossimo anno la zona di distribuzione Sud di PostLogistics non esisterà più. Sarà integrata nella regione Est e la direzione sarà affidata al responsabile di quest’ultima che ha sede a Frauenfeld.
Una decisione questa inaccettabile e assurda contro la quale il Sindacato della Comunicazione sta già intervenendo presso gli organi preposti. Non solo per difendere l’italianità ma soprattutto perché è insensato dover intrattenere rapporti con qualcuno situato dalla parte opposta della nostra nazione e che oltretutto non parla nemmeno italiano. È assurdo che i partner sociali i comuni lo Stato gli stessi clienti i media o qualsiasi altra associazione si debbano rivolgere a qualcuno che non opera direttamente sul territorio.
Non va inoltre dimenticato che questa unità da lavoro a circa 300 persone attive nella base di distribuzione di Cadenazzo e nelle filiali di Manno e Genestrerio.
Una decisione assurda e inspiegabile anche perché nei mesi scorsi un’altra unità della Posta (PostMail) ha visto la partenza del proprio responsabile ma proprio per l’importanza del ruolo e del compito che esso svolge sul territorio ne ha nominato uno nuovo.
Come detto sopra il nostro Sindacato sta già dando battaglia contro questa decisione.
Ma ci permettiamo di invitare pubblicamente anche il rappresentante ticinese nel CdA della Posta Svizzera signor Adriano P.Vassalli a fare altrettanto.
Come pure chiediamo una ferma e risoluta presa di posizione da parte del Governo Cantonale perché l’arroganza di questi dirigenti ha (da tempo) passato ogni limite e va assolutamente fermata.
Chiudono gli uffici postali imponendo le loro decisioni senza considerare minimamente il parere della popolazione e dei municipi; Biasca non è che l’ultimo esempio di una lunga lista di uffici in zona chiusura o già chiusi usando questo metodo – e a questo proposito non possiamo esimerci dal ricordare a tutti e quindi anche alla Posta che occorre una moratoria giacché vi è da votare la nostra iniziativa popolare per una Posta forte – sopprimono posti di lavoro e ora cancellano anche regioni (o zone che dir si voglia) per togliere quei pochi impieghi di responsabilità che rimangono ancora sul nostro territorio.
Alla luce di questa situazione riteniamo che ce ne sia abbastanza per (finalmente) intervenire presso questi signori e ricordare loro che non sono i padroni dell’impresa e che non possono avere come unico scopo il profitto.