Sicurezza

Obiettivi

Vogliamo rendere la legislazione sulle armi più restrittiva, vietando ogni acquisto senza autorizzazione. Vogliamo che i militari siano obbligati a riconsegnare le armi quando non sono in servizio (obiettivo nr. 261 del programma).
Vogliamo siano adottate misure preventive e strumenti adeguati d’intervento per la protezione di ogni membro della famiglia contro la violenza domestica, per esempio permettendo l’allontanamento degli autori di violenza (obiettivo nr. 262 del programma).
Non vogliamo che i compiti di sicurezza pubblica, in quanto servizio pubblico di base, siano assegnati a società private nelle città, nei quartieri e nei villaggi. Vogliamo la creazione di una polizia unica a livello cantonale (obiettivo nr. 263 del programma).
Vogliamo che vengano assunte nel corpo di polizia persone provenienti dalle minoranze culturali, per migliorare la capacità di mediazione. Inoltre è necessario che gli agenti e i funzionari di polizia siano adeguatamente formati per lavorare con persone provenienti da altre culture e in una società multietnica (obiettivo nr. 264 del programma).
Vogliamo che venga data maggiore sicurezza alla quotidianità grazie a figure nuove, si pensi in particolare all’educatore di strada, che abbiano un ruolo di “accompagnamento sociale” della vita nei quartieri per garantire la prevenzione e l’educazione alla cittadinanza piuttosto che la semplice repressione. Vogliamo che venga rinforzato l’impegno dei servizi sociali e, in particolare, l’assunzione di operatori di strada come prevenzione e depistaggio precoce di malesseri e conflitti (obiettivo nr. 265 del programma).
Vogliamo che venga assunto personale qualificato nei trasporti pubblici, affinché sia garantita la sicurezza di utenti e lavoratori del settore. In particolare è necessario promuovere delle azioni di prevenzione sui mezzi pubblici per migliorarne la sicurezza (obiettivo nr. 266 del programma).
Vogliamo siano tenuti in considerazione gli imperativi di una buona pianificazione degli spazi pubblici. Lo sviluppo dei quartieri, degli immobili, degli spazi pubblici, dei sottopassaggi dev’essere concepito in modo tale che ognuno si senta a proprio agio (obiettivo nr. 267 del programma).
Vogliamo la creazione di servizi di cura per chi commette atti di violenza (obiettivo nr. 268 del programma).

Contesto politico e proposte

La qualità della sicurezza interna della Svizzera e del Ticino può essere giudicata buona, soprattutto se paragonata con quella di realtà europee appena al di fuori dei nostri confini. Va però detto che i diversi dati statistici sono difficilmente confrontabili e che vi è una notevole differenza tra il grado di sicurezza oggettivo e il grado di sicurezza percepito soggettivamente dalla popolazione. Se a livello federale le forze dell’ordine si concentrano più sui fenomeni della criminalità organizzata, soprattutto del suo finanziamento, e dei traffici internazionali di stupefacenti e migranti, a livello cantonale la gran parte dei casi segnalati alla polizia rilevano da reati contro il patrimonio.
A livello federale è sempre sul tappeto la questione dell’eccessiva presenza di armi nella realtà civile del nostro Paese. La legislazione nazionale sulle armi è stata man mano inasprita negli ultimi anni, ma l’obiettivo nr. 261 non è ancora raggiunto. Anche l’iniziativa popolare che chiedeva che i militi dovessero depositare l’arma d’ordinanza, senza poterla detenere al proprio domicilio, è stata respinta nel febbraio 2011. Dal canto suo l’obiettivo nr. 262, che si riferisce al triste fenomeno della violenza domestica, ha avuto una parziale risposta cantonale (modifica della Legge sulla polizia e introduzione della misura dell’allontanamento e divieto di rientro al domicilio delle persone violente nei confronti dei propri congiunti).
Sul piano cantonale, il PS ha sostenuto la riforma della polizia cantonale prevista dal progetto “Amministrazione 2000”, che ha portato quest’ultima istituzione a fondarsi su 5 pilastri:

•    la polizia giudiziaria, per la lotta alla grande e media criminalità, con esperti in informatica, in contabilità aziendale e in lingue straniere;
•    la polizia mobile, presente su tutto il territorio per la cosiddetta sicurezza di pronto intervento;
•    la polizia di prossimità, che in collaborazione con le polizie comunali dovrebbe occuparsi della piccola criminalità e dei contatti con i cittadini;
•    i servizi generali, per il supporto logistico;
•    lo stato maggiore.

La riforma ha incontrato diverse difficoltà, soprattutto per quanto riguarda la polizia di prossimità, che dipende fortemente da una vera collaborazione tra polizia cantonale, polizie comunali e altre agenzie di sicurezza presenti sul territorio (corpo delle guardie di confine, polizia ferroviaria).
Nel 2007 vennero proposte ulteriori modifiche legislative a complemento del progetto di riorganizzazione delle attività della Polizia, in specie riguardanti la polizia di prossimità, coinvolgendo in misura maggiore le Polizie comunali. Il Gran Consiglio respinse questa ipotesi e invitò il Consiglio di Stato a valutare due strade possibili, la creazione di una Polizia unica, rispettivamente la creazione di Polizie su base regionale attorno a dei Comuni polo. Gli approfondimenti effettuati a seguito di questa indicazione parlamentare condussero all’adozione nel 2011 di un’apposita legge sulla collaborazione tra polizie cantonale e comunali, nel segno del rafforzamento delle sinergie tra questi corpi, consolidando il coordinamento degli interventi in materia di sicurezza sul piano cantonale. La nuova legge deve essere implementata entro il 2015, ma nel frattempo l’ipotesi della polizia unica è rispuntata, come risposta alle difficoltà organizzative e come potenziale esempio di organizzazione più efficace.
Il PS sostiene il principio della polizia unica, che ritiene adeguata a rispondere alle esigenze di sicurezza nel nostro Cantone. Nel contempo si oppone alla privatizzazione di alcuni servizi di polizia, come ha fatto con successo in votazione popolare il 22 settembre 2013 a proposito dell’ipotesi di affidare a privati la sorveglianza degli stranieri colpiti da misure amministrative.

Obiettivi

Vogliamo che il Tribunale federale rimanga accessibile a tutti. Alle restrizioni del diritto di ricorso preferiamo il potenziamento di questa istituzione centrale per la giustizia (obiettivo nr. 271 del programma).
Nell’ambito della riorganizzazione della giustizia ticinese vogliamo il riordino delle Preture (Mendrisio, Lugano, Bellinzona, Locarno e provvisoriamente Biasca), la divisione del Tribunale di Appello in tre istanze (Tribunale penale cantonale, Tribunale di diritto pubblico, Tribunale civile), la creazione di un Tribunale del lavoro e della locazione e la creazione di un servizio indipendente dei ricorsi contro le decisioni dei Dipartimenti (obiettivo nr. 272 del programma).
Ci opponiamo al progetto di riforma della struttura giudiziaria cantonale «Giustizia 2018» ventilato dal Dipartimento delle Istituzioni che non tiene conto adeguatamente della giusta separazione dei poteri e presenta grosse lacune sia nell’analisi della situazione attuale che nelle proposte operative. Il PS si impegnerà a favore di una riforma che sia basata su accesso alla giustizia, garanzia dello Stato di Diritto e rappresentatività democratica (obiettivo nr. 273 del programma).

Contesto politico e proposte

A livello federale il diritto procedurale penale e civile unificato è ormai entrato in vigore da tempo, una riforma che ha portato a un’unica legislazione, di merito e procedurale, nazionale.
La giustizia penale e civile ticinese soffre di alcuni problemi che sono sempre sotto la lente del dibattito politico. In ambedue i settori il problema principale rimane quello della lentezza dei procedimenti. La soluzione di questa “piaga” passa attraverso la nomina di magistrati efficienti e capaci così come attraverso il potenziamento della magistratura. Il settore penale ha sofferto per troppo tempo anche della questione dell’insufficienza delle strutture carcerarie, con il corollario dell’uso delle celle pretoriali per lunghe detenzioni e dell’imprigionamento nello stesso stabilimento di carcerati in attesa di giudizio e di condannati a pene detentive. Finalmente nel settembre 2006 è stato aperto il carcere giudiziario cantonale per persone in attesa di giudizio.
Il PS si è sempre impegnato a favore di riforme in questo settore vitale per una società moderna, segnatamente sostenendone investimenti e potenziamenti.