Le due modifiche al Codice delle obbligazioni (Diritto di locazione), votate dal Parlamento contro il parere dello stesso DEFR di Guy Parmelin e poste in votazione grazie al doppio referendum, vanno a indebolire ulteriormente la protezione dei locatari contro gli abusi, introducendo un evidente squilibrio fra le parti contraenti.

La revisione – qui mi riferisco al secondo dei due oggetti – mira a limitare ulteriormente i diritti degli inquilini in caso di disdetta per “bisogno proprio” del locatore. Questo “bisogno” non dovrà più essere “urgente”, bensì soltanto “importante e attuale”: una formulazione che va ad alterare l’equilibrio degli interessi di cui si teneva abitualmente conto, favorendo in ogni caso quelli del locatore.

Da sempre il “bisogno proprio” è utilizzato come pretesto per una disdetta, con lo scopo non dichiarato di rimettere sul mercato gli appartamenti a un prezzo più elevato. Con la cancellazione del vincolo dell’urgenza, l’abuso diventerebbe ancora più facile e persino degli inquilini anziani, che vivono da anni nella loro abitazione, potrebbero essere messi sulla strada senza potersi appellare alla valutazione del “caso di rigore”. Una soluzione iniqua che non tiene conto delle disposizioni vigenti, che già offrono un margine di manovra sufficiente per soluzioni concordate.

È del tutto evidente che una disdetta del contratto di locazione può comportare gravi conseguenze, soprattutto per le persone a basso reddito. Con questa revisione, a causa dell’acuirsi della disparità di potere tra le due parti contraenti, queste situazioni, in caso di controversia, non sarebbero più considerate. In Svizzera noi inquilini siamo il 61% della popolazione. Senza proprietà già siamo svantaggiati e, giovani e meno giovani, dobbiamo pagare pigioni troppo alte. Con un doppio NO, rivendichiamo almeno delle leggi più eque.

Articolo di Yannick Demaria, Granconsigliere, apparso su LaRegione il 13 novembre

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