La legge per l’elettricità, così viene definita in questa campagna elettorale, o atto mantello com’era stato presentato alle Camere nel 2021, è un pacchetto di misure con il quale il Consiglio Federale intende continuare la svolta energetica o strategia energetica 2050 fase 1.
Questo piano era stato precedentemente proposto dopo la decisione conseguente il caso Fukushima del 2011 di non costruire nuove Centrali nucleari. Strategia poi approvata in votazione popolare nel 2017.
Il messaggio si intitola: per un approvvigionamento elettrico sicuro con le energie rinnovabili. L’asse temporale e i prossimi 10-15 anni. Si tratta di un aggiornamento che punta ad un aumento della produzione di elettricità in Svizzera da fonti rinnovabili, sia totale, che sul semestre invernale su altre misure per far fronte alla decarbonizzazione e allo spegnimento graduale del nucleare.
Il testo in votazione è di 40 pagine e riguarda modifiche della Legge federale sull’Energia e della Legge sull’approvvigionamento elettrico, non essendoci spazio sufficiente in questa sede cercherò di presentarlo con una serie di punti e cifre essenziali.
La prima:
35 TWh/anno. Questo è il nuovo obiettivo di nuovo rinnovabile (fotovoltaico, eolico, geotermico e biomassa), per rapporto alla Legge 2017 in vigore 11.5 TW sono un bel balzo avanti. Finora siamo arrivati a circa 6 TWh, dovremo aggiungere quindi circa 2.5 TWh per anno. Negli ultimi anni siamo passati da 0,250 nel 2018 a 1,5 TWh nel 2023.
La seconda:
6 TWh di incremento totale della produzione di elettricità d’inverno entro il 2040 tramite idroelettrico, fotovoltaico alpino e eolico. Idroelettrico: sono stati definiti 16 impianti idroelettrici di interesse nazionale tra i quali l’innalzamento della diga del Sambuco di 15 metri. Si tratta principalmente di spostamento dall’estate all’inverno di risorse esistenti, non di nuova energia. Fotovoltaico e eolico: impianti da definire che a partire da una certa grandezza costituiscono un interesse nazionale come per i 16 impianti idroelettrici e godranno di condizioni di approvazione “facilitate”. Questo è il punto che ha fatto si che particolari cerchie ambientaliste (fondazione Weber) hanno promosso il referendum ritendendo questo tipo di impianti troppo invasivi per la natura e il paesaggio.
La terza:
5 TWh d’importazione massima di elettricità nel semestre invernale.
La quarta:
2 TWh di minor consumi invernali di elettricità tramite misure di efficienza.
La quinta:
13 % di minor consumi di elettricità pro capite entro il 2035 per rapporto al 2000.
Ci sono poi alcune nuove e significative misure, ad esempio per quanto riguarda l’efficienza energetica e la diminuzione dei consumi. Le aziende elettriche dovranno promuovere attivamente l’efficienza (diminuzione dei consumi) presso i consumatori. Il fotovoltaico diventa obbligatorio sui nuovi edifici ma solo per quelli di 330 m2 (attualmente è obbligatorio solo in alcuni cantoni). Verrà garantita una tariffa minima per l’immissione in rete per i piccoli impianti fotovoltaici che consideri i costi di ammortamento dell’impianto (attualmente a discrezione delle aziende elettriche), si potrà rivendere l’energia in esubero nel quartiere formando “Comunità locali di energia elettrica”, attraverso la rete esistente (finora solo con collegamenti separati) con tariffe di utilizzazione della rete (speriamo) corrette e convenienti.
Verrà introdotto l’obbligo per i gestori di centrali di accumulazione a costituire una riserva di energia per fa fronte a situazione straordinarie quali penurie o interruzione critiche dell’approvvigionamento. Un commento conclusivo su quest’ultima misura che, secondo me, è un refuso (necessario) in termini di politica dell’approvvigionamento elettrico del Paese, perché questi impianti li avevamo costruiti nel primo dopo guerra del secolo scorso proprio per avere energia elettrica in inverno, quando le centrali a filo producono meno, e che dopo la liberalizzazione del mercato elettrico sono diventati impianti (tra l’altro al 90% di proprietà di Cantoni e Città) per fare affari sul mercato senza riguardo per il fabbisogno del Paese. Ora li dobbiamo riportare, almeno parzialmente, allo scopo originale per il quale erano stati costruiti.
Una legge da sostenere! Il 9 giugno SÌ alla legge per l’energia
Articolo di Bruno Storni, Consigliere nazionale PS, pubblicato sul ps.ch di maggio 2024