Ses, la grande delusione

Ad inizio 2023 arriverà la botta sui prezzi dell’energia elettrica, in particolare da Ses, Ail e Aem, frutto, si dice, della crisi energetica europea. Eppure in Ticino si produce con impianti idroelettrici a costo di 5-6 cts/kWh, che Ses fattura il doppio (più utilizzo rete e tasse). Botta che il direttore Ses Lotti escludeva, come possiamo leggere nel Rendiconto Ses 2021 pubblicato lo scorso mese di maggio con la guerra in Ucraina già in corso da mesi. Lotti scriveva: “Per i cosiddetti clienti vincolati, la situazione sul fronte dei prezzi per il 2022 e anche per il 2023 è stabile e tranquilla, poiché la nostra azienda si è già approvvigionata prima che i prezzi subissero l’incremento che ho citato prima”. Dover annunciare a fine agosto un aumento del 45%, 3 mesi dopo aver scritto di prezzi stabili e tranquilli, è dimostrazione di grande imperizia o di non conoscenza su come la Ses si è approvvigionata. Chiaramente la Ses ha giocato al Monopoli dell’energia, come molte aziende elettriche fanno da quando, nel 2009, è in vigore la semi-liberalizzazione, pur regolata dalla Legge sull’Approvvigionamento Elettrico che tra l’altro impone alle aziende di distribuzione: Art. 6 “I gestori delle reti di distribuzione prendono i provvedimenti necessari affinché, nel loro comprensorio, possano fornire in ogni momento ai consumatori fissi finali e ai consumatori finali che rinunciano all’accesso alla rete la quantità desiderata di energia elettrica, della qualità necessaria e a tariffe adeguate”. La Ses non ha rispettato minimamente quanto richiesto dal Legislatore a tutela dei consumatori vincolati, a meno che per Ses “tariffe adeguate” voglia dire vendere a 12 cts/kWh quello che in Ticino si produce a 5-6 cts/kWh. Da notare che se da una parte Ses gioca al Monopoli sul libero mercato dall’altra ha continuato ad approfittare a piene mani dal monopolio della rete di distribuzione che, pur piuttosto fatiscente e da qualche anno in cure intense per 40 mio/anno, genera importanti utili chiaramente a carico dei consumatori. La Ses grazie alle tasse di rete tra le più costose del Paese oltre a distribuire dividendi ha accumulato riserve da utili pari a 230 milioni. Che la liberalizzazione abbia inibito il senso civico e la considerazione del Territorio lo abbiamo visto quando, assieme ad altre aziende di distribuzione, si sono buttate sull’energia da carbone low cost germanica, voltando le spalle all’idroelettrico ticinese di Aet, obbligandola a vendere sottocosto. L’energia Tiacqua frutto dell’accordo che ricondusse Ses ad acquistare energia idroelettrica ticinese Aet, l’ha comunque riaddebitata ai consumatori con un supplemento di 0,6 cts/kWh. E adesso veniamo a sapere che per anni abbiamo acquistato energia che pensavamo fosse idroelettrico ticinese, ma che di fatto lo era solo in parte, il resto la Ses lo acquistava sul mercato a termine, senza evidentemente informare gli ignari consumatori. Una fregatura che adesso tutti pagheremo una seconda volta con la botta sul prezzo di “Tiacqua” del 45 per cento. Dal 2014 Ses appartiene ai Comuni ma la politica aziendale non è cambiata di una virgola, dai mega costi della Direzione e Consiglio di Amministrazione fino al dividendo extra contro il quale ero intervenuto all’assemblea degli azionisti di giugno. La giustificazione fu che nel 2021 l’inverno freddo aveva causato un aumento dei consumi di elettricità per riscaldare le abitazioni, e Ses si ritrovò un utile di 21 milioni, ma invece di abbassare le tariffe Ses preferì riversare il dividendo extra e oltretutto pagare 5 milioni di imposte in buona parte sull’utile! In tutti questi anni di semi-liberalizzazione e periodi di energia low cost, i consumatori vincolati sono rimasti all’asciutto, le tariffe non sono mai diminuite, anzi; ad approfittarne sono stati i non vincolati che hanno beneficiato di tariffe basse, probabilmente in parte pagate dai vincolati. Oltregottardo ci fu una segnalazione in questo senso da parte di Mister Prezzi. Con il nuovo pesante danno che subiremo dal 2023 la Società Elettrica Sopracenerina si conferma una grande delusione, tutt’altro che “La Ses è Tua”, come si vendeva nella recente campagna pubblicitaria. I Comuni proprietari devono finalmente prendere in mano la situazione e voltare radicalmente pagina; la distribuzione dell’energia elettrica è troppo importante, sia per i consumatori per i quali l’elettricità è un bene di prima necessità, sia per il ruolo fondamentale per la transizione energetica che la rete elettrica dovrà assumere.

Bruno Storni, consigliere nazionale, apparso su LaRegione del 25 ottobre 2022

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