Scandalo Argo 1: la questione penale non esime dalle responsabilità politiche

Il decreto d’abbandono riguardo al sospetto di corruzione nello scandalo Argo 1, che il Procuratore generale Andrea Pagani si appresta a notificare, non esime dalle responsabilità politiche dello scandalo e dalle sue conseguenze.
Il PS evidenzia che le questioni di etica della politica generate da questo scandalo non possono essere ridotte alla questione penale e attendono tutt’oggi una risposta.

Il PS ritiene che il preannunciato decreto d’abbandono che il Procuratore generale Andrea Pagani si appresta a notificare riguardo al sospetto di reati di corruzione, accettazione di vantaggi e infedeltà nella gestione pubblica riguardo allo scandalo Argo 1, sia una notizia positiva poiché permetterà – soprattutto quando ne saranno note le motivazioni – di chiarire almeno questi tre punti dello scandalo. Avrebbero altrimenti rappresentato un’aggravante con rilevanza penale di uno scandalo che ha già registrato la reiterata violazione della Legge sulle commesse pubbliche e per il quale rimangono tutt’ora aperti altre denunce, quali il sequestro di persona, la parte non dichiarata dei salari dei dipendenti di Argo 1 e il mancato pagamento dei contributi sociali. Se da un lato la notizia del decreto d’abbandono è positiva per l’Amministrazione e i suoi funzionari riguardo alle ipotesi di reati penali gravi legati allo scandalo, dall’altro non esime dalle responsabilità politiche, le quali non hanno avuto ad oggi nessuna conseguenza concreta.

Se l’inchiesta sui risvolti istituzionali citati di rilevanza penale può ritenersi conclusa, non può esserlo la questione etica legata alla politica e all’assunzione delle responsabilità, le quali comportano delle conseguenze, soprattutto quando concernono la popolazione. In questo senso, il Partito Socialista evidenzia il nocciolo della questione, più volte affermato e ribadito: il mandato concesso ad Argo 1 quando ancora non disponeva del personale adeguato, l’argomento dell’urgenza dal profilo della sicurezza dei centri quando in realtà poteva esserci solo dal profilo logistico, il fatto che il contratto sia stato firmato in modo retroattivo, la scarna offerta di prestazioni con la quale Argo 1 ha ottenuto il mandato – contrariamente a quanto accade per ogni azienda che intende partecipare al concorso per una commessa pubblica, per la quale deve presentare un corposo dossier – la reiterata violazione della Legge sulle commesse pubbliche (confermata dal Controllo cantonale delle finanze) così come il pagamento non dichiarato di salari e il mancato contributo degli oneri sociali comportano una lista preoccupante di fatti che ha recato danno allo Stato e che non può essere ridotta all’aspetto penale dello scandalo.

Gli argomenti e le motivazioni relativi alla responsabilità politica per lo scandalo Argo 1 ridotta alla “dimenticanza” sul piano amministrativo non erano accettabili all’inizio della vicenda così come non lo sono oggi. Il PS ribadisce perciò la sua fiducia nelle conclusioni delle Commissione parlamentare d’inchiesta (CPI), la quale è stata istituita proprio per mettere in luce le responsabilità politiche nella vicenda e per dare indicazioni affinché uno scandalo del genere non possa riprodursi in futuro.

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