Righini insiste: ‘Più controlli. E in questo caso bastavano due click’

intervista a Igor Righini, pubblicata dalla Regione

 

«Bastavano due click o anche solo guardare l’indirizzo della società. Sarebbe risuonato un campanello d’allarme». E invece nell’assegnare un mandato diretto ad almeno cinque zeri alla Argo 1 Sa, la società di sicurezza che impiegava il presunto reclutatore dell’Isis e finita sotto inchiesta per il suo operato al centro richiedenti l’asilo di Camorino, qualcosa è andato storto.

«Se si è agito in buona fede, allora – commenta il presidente del Ps Igor Righini – c’è stata faciloneria». Righini che nelle scorse settimane – quando è scoppiato l’altro scandalo: quello sui permessi facili – aveva chiesto al Cantone di potenziare di venti unità il numero di ispettori del mercato del lavoro. Una richiesta più attuale, alla luce della nuova vicenda? «Sì, perché il problema è gravissimo. E per capire che cosa c’è sotto – risponde il presidente socialista –, vanno investite energie. Qui non si tratta di attribuire la colpa a qualcuno. Bisogna rispondere in modo responsabile». Altrimenti uno finisce col chiedersi: «Ma chi fa i controlli? E come li fa? La via nella quale aveva sede la società – annota Righini – è stata chiamata ‘via dei fallimenti’ e la Magistratura se n’era già occupata nel 2014. Erano necessari approfondimenti».

Ma gli approfondimenti, così come i controlli, richiedono tempo e soldi. «Anche alla luce di questi casi, lo Stato – ribatte il presidente del Ps – deve usare i suoi mezzi per vigilare affinché il malaffare o eventuali sacche d’illegalità vengano estirpati sul nascere. E per farlo ci vogliono le risorse adeguate che la politica deve garantire». Anche in tempi di austerity? «Sì. C’è chi crede che il Cantone vada privatizzato e chi invece, come noi, sostiene debba continuare a fornire un servizio pubblico in grado di garantire qualità. O è giusto appaltare parte della sicurezza a oltre ottanta entità private?».

Però troppi paletti non aiutano certo l’economia. «Non l’aiuta nemmeno uno Stato liberale che si limita a lasciare la libertà d’impresa. Qui è in gioco anche la qualità dell’economia stessa: va scorporata la parte infetta da quella sana. E – conclude il socialista – va fatto subito: ne- gli scorsi giorni ho sentito dire che bisogna guardare oltre. Ma stiamo scherzando? Dobbiamo guardare al presente». E reagire.