Quel gesto che cura

Una pacca sulle spalle. Un sorriso. Due mani che mi avvolgono le braccia e due occhi che mi chiedono come sto. Due medici di famiglia della “vecchia generazione”, due amici che nelle scorse settimane mi hanno ricordato quali siano i gesti che curano per davvero.

La sanità è diventata tecnologia, reti integrate, medici iperspecializzati. Tecnologia e tecnocrazia che probabilmente stanno salvando sempre più vite umane. Ci permettono di aumentare le nostre possibilità di diventare vecchi. Di sicuro contribuiscono a far esplodere i costi sanitari, ma non possiamo e non vogliamo rinunciare a questi passi avanti. Vogliamo vivere di più e meglio. Ma “curare il prossimo” è anche altro. E gli esempi virtuosi non mancano. Penso allo specialista incontrato nel suo studio medico al “San Giovanni” che, insieme alla sua équipe, è capace di accogliere i pazienti con umanità ed empatia. In modo che alla fine, oltre che tornare a casa con i risultati diagnostici emersi grazie ai costosi macchinari utilizzati, ci portiamo dentro anche l’esperienza di essere stati “visti”, di essere stati “curati”, di essere stati considerati come persone e non solo come numeri.

I prossimi anni saranno fondamentali per il nostro sistema sanitario: così non si può più andare avanti! Il sistema non funziona più. Nessuno può continuare a pagare premi di cassa malati più elevati del 10% del proprio reddito. Io personalmente e il partito socialista, da sempre chiediamo una cassa malati unica pubblica con premi proporzionali al reddito. Non la bacchetta magica, ma un nuovo strumento capace di rivoluzionare tutto il sistema e liberarlo dalle logiche di mercato (imperfetto, falsato e illusorio) che oggi rovinano la sanità: un nuovo modello che avrà il compito di preservare una medicina di qualità e allo stesso tempo disponibile a tutte e tutti, a prescindere dalle proprie capacità finanziarie. Altri però parlano già di togliere l’obbligatorietà della copertura assicurativa, di far pagare solo a chi si ammala, di ridurre drasticamente le prestazioni proponendo una medicina a due velocità, assicurazione malattia “light” la chiamano (sic!).

Non cadiamo nell’egoismo e nella barbarie neoliberista. Difendiamo l’umanità della nostra medicina togliendo un po’ di burocrazia, un po’ di logiche di mercato e soprattutto limitando gli utili faraonici di certi attori (senza fare di ogni erba un fascio). E forniamo allo stesso tempo ai nostri medici, terapisti, infermieri e operatori sanitari il tempo necessario per lavorare bene, tranquillità e qualche supporto formativo etico e umanistico in più per affrontare il loro difficile, logorante, ma importantissimo mestiere.

Articolo di Danilo Forini apparso su La Regione il 3 ottobre

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