Quale visione per quale città

Caro Babbo Natale, ho fatto un sogno la notte scorsa. Nella mia città, al posto di anonime palazzine sorgevano quartieri con abitazioni contenenti servizi integrati per gli inquilini, come asili nido, caffetterie, spazi di coworking e luoghi di incontro per gli anziani e i più giovani. Il verde era fruibile dappertutto, sulle facciate dei palazzi, nelle piazze. Invece di tanti parcheggi c’erano bellissimi alberi, che incantavano d’autunno e proteggevano d’estate. Sorgevano orti qua e là; potevi coltivarti l’insalata insieme ai vicini di casa, altrimenti sconosciuti. Gli spazi chiusi, dismessi e abbandonati riprendevano vita, colorandosi e diffondendo danze e musiche. Tutte le persone potevano godere del teatro, della cultura, anche se non erano vestite bene. Come nella polis greca, dove le arti insegnavano le gioie e i dolori della vita, fornendo qualche utile strumento di navigazione. Nel mio sogno, la città era vitale e allegra, più fluida e meno impostata e chi ci lavorava, poteva mangiare anche il panettone a Natale! I ricchi erano ben disposti a condividere, non chiedevano ulteriori privilegi. La generosità infatti arricchisce diversamente e rende più felici. Nel mio sogno, lo sviluppo di carriera e il parttime si erano finalmente incontrati. Mettevi su famiglia avendo tempo per stare con la tua famiglia. I genitori non dovevano più fare gli acrobati senza rete, rischiando di schiantarsi. La scuola era un posto dove tutte le bambine e i bambini crescevano potendo esplorare il loro potenziale, anche se partivano svantaggiati. Gli insegnanti erano contenti, si sentivano riconosciuti e non erano costretti ad andare di più in vacanza. Si insegnavano le competenze trasversali: collaborazione ed empatia, gioco di squadra, pensiero creativo e critico, autocontrollo emotivo e capacità di disciplina, rispetto reciproco. Infatti la performance, la competizione non fanno per forza rima con buona istruzione. Nel mio sogno c’erano futuri adulti stabili e con uno spiccato senso dei valori universali: il bene, il giusto, il bello. L’etica della cittadinanza insomma. Futuri leader illuminati.

I ricoveri, il consumo di droghe e alcol diminuiva perché c’era qualcuno disposto ad ascoltare e ad aiutare a riscoprire il gusto della vita, perché il mercato, il consumismo, l’aumento del PIL non rispondono ai bisogni esistenziali e in genere lasciano indietro chi non ce la fa.

Lo so, è solo un sogno, ma Babbo Natale, ti prego fammi sognare perché sennò mi rimangono solo il Plan B, i globalisti, i tagli e una visione a corto termine che non mi fa sperare. Invece regalami la speranza che nella mia città esista una forte volontà politica capace di usare il dialogo per trovare soluzioni, per cercare strumenti adeguati al mondo che cambia, per vedere le potenzialità di uno sviluppo generativo, rinnovando un paradigma ormai vecchio, trito e stantio. Perché di Paperon de’ Paperoni, che è avido, meschino ed egoista, non me ne faccio granché. Grazie!

Articolo di Angela Andolfo Filippini, membro di Direzione PS Lugano, apparso su laRegione del 9 dicembre

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