In Svizzera, sebbene dopo la concessione del diritto di voto ed eleggibilità alle donne, nel 1971, si siano fatti alcuni passi avanti, di obiettivi da raggiungere per ottenere una parità vera e propria ce ne sono ancora molti. Ricordiamoci infatti che: la disparità salariale si attesta attorno al 19% cioè le donne guadagnano in media 1.500 franchi al mese in meno rispetto agli uomini sebbene dal 1981 la Costituzione preveda il «diritto a un salario uguale per un lavoro di uguale valore»; il lavoro di cura, fondamentale per la vita e leconomia, continua ad essere non retribuito o mal retribuito e a svolgerlo sono ancora soprattutto le donne; il tasso di povertà tra le donne, in particolare se madri sole, è superiore a quello degli uomini; durante la vecchiaia le donne percepiscono rendite inferiori a quelle degli uomini e sono più spesso colpite dalla povertà; le strutture di accoglienza per linfanzia o per la cura di parenti sono ancora troppo poco capillari e spesso troppo costose e non permettono quindi a tutti una conciliazione tra lavoro e famiglia; il congedo di paternità di due settimane che da poco è entrato in vigore non permette seriamente alle coppie di conciliare lavoro e famiglia senza essere ostacolate da vecchie norme di ruolo, come lo permetterebbe invece un congedo parentale disciplinato dalla legge e suddiviso ugualmente tra i genitori; lattuale imposizione dei coniugi promuove i ruoli di genere tradizionali partendo infatti dallidea della donna come «aggiunta economica» alluomo, i salari femminili vengono ancora sommati al «reddito famigliare»; ancora oggi le donne sia in politica che ai piani alti delle grandi aziende sono meno rappresentate degli uomini; una donna su quattro subisce violenza fisica o sessuale e la lotta a questo fenomeno, così come le strutture e le leggi protettive sono ancora insufficienti.
E la lista potrebbe putroppo continuare, ma penso che possa bastare per comprendere lulteriore ingiustizia che la riforma AVS 21 comportebbe per le donne e la società tutta.
Per questo vi invito a votare no e ad esigere che prima si facciano veri e seri passi avanti per il raggiungimento della parità!
Articolo di Nancy Lunghi apparso sul Corriere del Ticino il 25 agosto