Premi al 10%: una necessità assoluta per i Ticinesi



I premi di cassa malati sono un’imposta, anzi la peggiore, in quanto uguale sia per i miliardari che per l’impiegato: rappresentano quindi un enorme sgravio fiscale per i più ricchi.Per gran parte della classe media quest’imposta è diventata insostenibile, soprattutto in Ticino, dove paghiamo somme stratosferiche per premi, franchigie e partecipazioni ai costi, mentre abbiamo i salari più bassi del Paese. Non sorprende quindi che una chiara maggioranza dei ticinesi un anno fa ha accettato l’iniziativa che a livello nazionale voleva introdurre il limite del 10% dei premi rispetto al reddito. Ricordiamoci che il messaggio del Consiglio federale sulla LAMal, redatto da Flavio Cotti, indicava l’8% come limite da non superare. Ragionevolmente uno si chiede perché ora, che la stessa riforma viene riproposta a livello cantonale, i ticinesi dovrebbero stavolta dire di No. Tralascio gli argomenti, invero un po’ ridicoli, di coloro che dicono «dobbiamo prima affrontare il problema dei costi della salute », critica priva di logica, anche, ma non solo, perché questo aspetto è solo molto parzialmente affrontabile a livello cantonale. Ma il grande argomento, usato in modo anche demagogico, per convincere stavolta i ticinesi a voltar marsina votando No è «le finanze cantonali non lo permettono assolutamente». Se così fosse, la colpa ricadrebbe sugli stessi che oggi propugnano a squarciagola il No, perché sono stati loro a realizzare le ultime riforme fiscali, che, favorendo ricchi e stramilionari, hanno peggiorato le finanze del cantone. Il Governo parla di un aggravio, se l’iniziativa fosse accettata, di almeno 300 milioni: secondo l’economista Sergio Rossi 150, al gran massimo 200 milioni, è una cifra molto più realista. Finora, inoltre, il 2030% di coloro che hanno diritto ai sussidi, non li hanno mai reclamati: ciò è capitato anche nel Canton Vaud, dove da diversi anni esiste, con grande soddisfazione della popolazione, il limite del 10% dei premi rispetto al reddito disponibile. Per cui l’aggravio sarà probabilmente ancora minore. La semplice matematica ci dimostra poi che per la classe media, situabile tra i 70.000 e i 150.000 franchi di reddito annuo, questa riforma rappresenterebbe un risparmio di svariate migliaia di franchi all’anno e questo anche nel caso che si dovesse poi, eventualità tutt’altro che sicura, procedere ad aumentare in modo modesto le imposte. Anche perché una soluzione molto più semplice c’è: in Ticino il capitale totale degli straricchi oltrepassa i 35 miliardi. Un aggravio patrimoniale, al limite dell’1%, basterebbe a coprire alla grande le spese, anche se queste fossero i famosi 300 milioni sbandierati dal Governo. Quindi non c’è nessuna ragione per cui i ticinesi debbano cambiare l’opinione che hanno espresso l’anno scorso, anche perché è innegabile che la situazione è diventata ancora più insostenibile, soprattutto per la classe media

Franco Cavalli, medico apparo su Corriere del Ticino il giovedì 11 settembre

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