Politiche culturali e sviluppo sostenibile

A poco più di un decennio dalla sua prima approvazione, la Legge sul sostegno alla cultura viene aggiornata con novità che riflettono la consapevolezza politica della necessità di un quadro normativo capace di evolvere per rispondere alle trasformazioni del settore. La cultura non sarà concepita soltanto come tutela e valorizzazione del patrimonio, ma anche come motore di partecipazione, accessibilità, mediazione culturale e laboratorio di progetti multidisciplinari. Per la prima volta, le Linee programmatiche offrono una bussola che consentirà al Cantone di orientare risorse e decisioni, di monitorare e adattare le politiche culturali. Così chi promuove contenuti culturali potrà pianificare con più stabilità l’offerta, grazie a una maggiore conoscenza delle priorità che guidano l’azione pubblica. Le Linee guida traggono gran parte del loro valore dal processo partecipativo che le ha generate, grazie al coinvolgimento di oltre trecento operatori e operatrici attivi nel settore.

Trova inoltre spazio nella nuova visione la cultura indipendente: una varietà eterogenea di persone, festival, associazioni e gruppi, attivi fuori dalle grandi istituzioni e centrali per la vitalità e l’innovazione del settore. La revisione le inserisce nell’organo di coordinamento strategico che ha il compito di favorire il dialogo e la collaborazione tra enti pubblici e attori privati. Resta da definire la modalità di nomina della loro rappresentanza, scelta cruciale per garantirne l’efficacia.

Questi cambiamenti rappresentano un progresso evidente, a cui si aggiungono gli auspici espressi dalla Commissione formazione e cultura, condivisi da Marina Carobbio in Gran Consiglio. Il primo riguarda la trasparenza dei criteri di valutazione delle domande di sostegno: renderli pubblici garantirebbe chiarezza istituzionale e permetterebbe richieste più mirate. In un settore segnato dall’incertezza, la prevedibilità è un fattore di forza. Il secondo auspicio riguarda il dialogo con le associazioni professionali: la proposta è di istituire consultazioni periodiche e strutturate, per raccogliere osservazioni e allineare le scelte ai bisogni reali del settore. Le associazioni, infatti, sono osservatori privilegiati delle difficoltà e delle trasformazioni in corso.

Trasparenza e dialogo, insieme alle Linee programmatiche, sono il banco di prova della riforma: senza attuazione, la legge rischia di restare un contenitore rinnovato ma poco incisivo; se invece tradotti in azioni concrete, questi principi possono renderla uno strumento capace di accompagnare lo sviluppo della cultura nella sua complessità. Il DECS ha scelto di non lasciare indietro la cultura, dotandosi di strumenti sempre più adeguati; ora è necessario trasformare auspici in pratiche e principi in risultati concreti. Solo così la legge potrà mantenere viva la sua funzione: non limitarsi a distribuire risorse, ma legittimare e favorire lo sviluppo di un settore che, oltre a creare posti di lavoro, contribuisce alla vitalità sociale, alla coesione e all’innovazione della nostra comunità.

Articolo di Tessa Prati, Corriere del Ticino del 24 settembre

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