Per quale Ticino vogliamo essere responsabili

Per quale mondo vogliamo essere responsabili? È la domanda che fa da sfondo al mio lavoro per Azione Quaresimale: dal 2009 ci occupiamo della cosiddetta “giustizia climatica”. Nei nostri progetti di sviluppo nel Sud globale, constatiamo l’impatto catastrofico del surriscaldamento dell’atmosfera causato dai gas serra; impatto che azzera i progressi fatti in cinquant’anni di cooperazione internazionale. Le persone che perdono i raccolti per la siccità o la casa sotto le raffiche di un tifone, quelle che non possono più coltivare campi invasi dall’acqua salata, meno di tutte hanno contribuito all’insorgere della crisi climatica. E hanno poche risorse sia per adattarsi alle mutate condizioni sia per riparare i danni che subiscono. Non vedono più un futuro davanti a sé.

È anche la domanda che accompagna la mia attività politica, da quando sono in Gran Consiglio: per quale Ticino voglio essere responsabile? Per continuare a occuparmene non ho esitato a mettermi a disposizione per ricandidarmi.

Io penso che si debba agire in funzione di un Ticino vivibile e non di un Ticino “a parità di bilancio”. Le generazioni future non potranno ricostituire ciò che, con l’ossessione di non chiudere consuntivi “in rosso”, sarà andato perduto per sempre: un clima vivibile, aria respirabile, spazi per l’agricoltura e le attività rigenerative, fiumi e laghi puliti, biodiversità. Oltre a non ereditare da noi un luogo in cui poter realizzare le loro visioni, le future generazioni si vedranno confrontate con una scarsità di risorse primarie (acqua aria suolo) e di conseguenza con una società divisa tra chi avrà i mezzi per adattarvisi e chi non li avrà. Oggi dobbiamo fare le scelte giuste per dare un buon futuro a chi verrà dopo di noi.

Articolo di Daria Lepori apparso su La Regione

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