La Svizzera è pronta per il Matrimonio per tutti. In votazione il 26 di settembre questa legge vuole, fra le altre cose, mettere l’interesse dei bambini al primo posto, riconoscendoli come figli di due madri e proteggendoli nel caso di morte di una delle due.
La Svizzera è pronta. Lo affermavo convinta a chiunque mi chiedesse informazioni sulla votazione. Spiegavo quali disparità si andrebbero ad appianare, quale enorme riconoscimento damore sarebbe, per le persone omosessuali, vedersi riconoscere lo stesso diritto allamore e i doveri che un matrimonio comporta. La Svizzera è pronta. Poi, limmagine di un bambino, in vendita. Cartelloni pubblicitari in tutta la Svizzera. Addirittura, al bambino, viene dato un nome: Luca.
La sua fotografia, il suo nome, un prezzo. Come se paragonare la tutela di un bambino e il suo interesse superiore alla mercificazione dello stesso, fosse naturale. La banalizzazione di un tema così importante come la protezione di un bambino non può essere accettata senza conseguenze. Immagini di così cattivo gusto e di basso livello non possono prendere il sopravvento su un tema così importante.
Non si può banalizzare il duro e faticoso percorso di adozione, costoso e invasivo della sfera privata. Questa procedura può durare fino a tre anni e più, poiché il rapporto di affiliazione costituisce un prerequisito importante. Questo rappresenta uno svantaggio per i bambini come Luca che, durante questo lasso di tempo, non sono legalmente protetti. Nel caso di decesso del genitore biologico, il figlio viene ritenuto orfano. Luca finisce nel sistema. Non alla madre che, insieme alla sua compagna, lo ha cresciuto. Luca è un bambino di serie B, nonostante tutto lamore di due madri.
La Costituzione federale garantisce il diritto al matrimonio e alla famiglia, proibisce ogni forma di discriminazione basata sullo stile di vita. Il matrimonio per tutti sarà un importante e decisivo passo verso luguaglianza, verso il riconoscimento di qualcosa che già esiste, vive. Il riconoscimento che lamore va al di là di una questione di genere. Sì, lo voglio. Il 26 settembre e per ogni giorno della mia vita.
Articolo di Mattea David, copresidente del Comitato Cantonale del PS Ticino, apparso su La Regione il 24 agosto