No a un’iniquità manifesta

Nel 2019, all’inizio della scorsa legislatura, il Consiglio di Stato raggiunse un accordo che prevedeva 30 milioni annui di spesa supplementare (educazione e socialità) e 30 milioni annui di sgravi fiscali (solo imposte cantonali), ma in Gran Consiglio la maggioranza di centrodestra modificò l’equilibrio alla base di questa intesa, aggiungendo altri 15 milioni annui alla parte fiscale.

Dal 2020 al 2023 lo sgravio, passato da 30 a 45 milioni annui, ha preso la forma della riduzione del 3% delle imposte cantonali. Siccome già allora si decise che questo importo doveva essere riconvertito in provvedimenti più mirati a partire dal 2024, il governo ha presentato l’anno scorso un pacchetto fiscale “di riconversione”, nel quale ha messo alcune cose condivise ed alcune cose divisive. La sinistra ha chiesto invano al parlamento di scindere il pacchetto in due, facendo proseguire le cose condivise, ma la maggioranza ha detto no.

Perché? Perché sapeva che contro la parte impresentabile del pacchetto ci sarebbe stato un referendum promosso dalla sinistra ed ha voluto mettere la popolazione di fronte al ricatto “o tutto o niente”, in modo da far passare anche le forzature.

In cosa consiste la parte impresentabile del pacchetto? Nella riduzione delle imposte cantonali e comunali del 20%, quindi di un quinto, ai contribuenti ricchi e molto ricchi, i quali vedranno l’aliquota passare dal 15% del reddito imponibile al 12%. Per chi ha un reddito imponibile di un milione all’anno, quindi un reddito lordo di circa fr. 100’000 al mese, si tratta di passare da fr. 2 70’000 (imposte annue cantonali e comunali calcolate con moltiplicatore dell’80%) a fr. 216’000, risparmiando fr. 54’000. Certo, questo tipo di contribuente paga molte imposte, ma quello che gli rimane per pagare il resto a prezzi uguali a quelli pagati dagli altri cittadini, cassa malati compresa, rimane comunque moltissimo, anche oggi, senza lo sgravio. Quante sono le persone che riceverebbero questo regalo? Pochissime, meno dell’1% dei contribuenti.

E chi pagherebbe la fattura di questo sgravio? Il 99% dei residenti, in termini di tagli di prestazioni pubbliche, parzialmente già decisi e parzialmente in arrivo con il Preventivo 2025, il quale sarà ancora una volta scritto sulla base del famigerato decreto Morisoli.

Faccio osservare che questo sgravio iniquo costa 17 milioni al Cantone e 14 ai Comuni, i quali dovranno tagliare anch’essi e non sembrano proprio felicissimi, e che per quanto riguarda il Cantone è grossomodo la stessa cifra necessaria alle misure di compensazione per i tagli della cassa pensioni, oggetto anch’essi di un referendum, questa volta proposto dalla destra. Riassumendo: in tempi di tagli e rinunce si abbassano le imposte dei ricchi e molto ricchi di un quinto facendo pagare la fattura al 99% dei residenti. Un’iniquità più che plateale, sfrontata, marcatamente ideologica, che deve essere bloccata dal No popolare.

I contribuenti danno alla collettività in termini di imposte una fetta proporzionale del loro reddito, chi ha poco dà poco, chi ha molto dà molto, e per questo vanno tutti ringraziati. Ma immaginare allo stesso tempo di ridurre le imposte all’1% di loro e chiamare il restante 99% a pagarne i conti non è accettabile da nessun punto di vista. Non è questione di invidia dei ricchi, come ama dire la destra, ma solo di giustizia.

Articolo di Manuele Bertoli, già Consigliere PS, pubblicato su LaRegione del 3 maggio 2024

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