Laccordo di libero scambio con lIndonesia va respinto per ragioni di protezione ambientale e di rispetto dei diritti umani. La Svizzera, Paese ricco, dalla solida tradizione umanitaria e sede dimportanti organizzazioni internazionali, dovrebbe sottoscrivere accordi commerciali, soprattutto con Paesi del Sud del mondo, solo in presenza di clausole forti, inequivocabili, che non permettano facili scappatoie, come nel caso dellaccordo con lIndonesia, ora in votazione.
Aziende multinazionali potenti dominano la produzione e la lavorazione dellolio di palma e monocolture sempre più vaste sfollano le popolazioni, impedendo loro di coltivare la propria terra per il mercato locale, costringendole a lavorare in condizioni di sfruttamento.
Proteggere i diritti delle popolazioni del Paese produttore è un dovere etico, che diventa, al tempo stesso, una difesa della nostra economia agricola locale, evitando inutili e irrazionali trasporti intercontinentali. Limportazione di questo prodotto a basso costo sta già minacciando la nostra produzione nazionale di olio di colza e girasole, ed è evidente che unimportazione libera ne aumenterebbe la richiesta, a scapito di alternative sane e sostenibili messe in atto nel nostro Paese.
Le monocolture di palma da olio sono responsabili di un disastro ecologico con gravi conseguenze locali e globali e ledono i diritti umani fondamentali. I criteri di sostenibilità inseriti nellaccordo e sbandierati dai suoi sostenitori non avranno alcun effetto, perché sono parziali, non sono previsti meccanismi di controllo efficaci e di fatto non prevedono sanzioni: sarà lindustria stessa a esaminare se stessa attraverso un organismo (RSPO) dominato da lei stessa! Un chiaro NO, da subito e fino al 7 marzo, a questo accordo dannoso e insostenibile!
Martina Malacrida, membro di Direzione PS Ticino. Articolo apparso sul Corriere del Ticino il 24 febbraio