Le tasse finanziano servizi identificabili, come la raccolta dei rifiuti, l’uso di un’infrastruttura, mentre le imposte contribuiscono al finanziamento di servizi generali offerti dallo Stato, l’illuminazione, l’istruzione, le strade e altro.
Il compito dello Stato è di assicurare questi servizi ai propri cittadini, in base alle risorse finanziarie disponibili.
Alle tasse viene associato il termine “balzello”. È un termine medioevale, amato e molto usato dai partiti di destra. Evoca l’immagine di uno Stato ladro, che fruga nelle tasche dei ticinesi, come il peggiore dei borseggiatori, al solo scopo di ‘fare cassetta’.
Una narrazione che alimenta il sospetto verso lo ‘Stato borseggiatore’, favorisce l’elemento paranoico e persecutorio prevalendo sulle argomentazioni razionali e sui fatti. Induce nel cittadino il sentimento di essere derubato. Coloro che “non credono nelle tasse”, come è stato affermato recentemente nel discorso politico, si presentano come quelli che rimetteranno i soldi sottratti nel portafoglio dei ticinesi.
È una narrativa pericolosa e fuorviante, dove le emozioni contano più della verità dei costi (es: bocciatura della tassa sul CO2). I motivi del voto non appartengono più alla dimensione della politica ma a quella della psicologia dell’autoillusione. È una narrativa distorta che veicola l’idea che i servizi elencati si possano ricevere pur limitando le risorse.
Quando si discute se aumentare le imposte o introdurre una tassa, dobbiamo chiederci se paghiamo troppo per ricevere determinati servizi. La pressione fiscale in Svizzera è piuttosto bassa, considerando il rapporto fra Pil e spesa pubblica. Non solo le imposte sono più basse che in molti Paesi europei, ma riceviamo ancora dei servizi sufficientemente buoni.
Il voto a favore del decreto Morisoli, degli sgravi fiscali, contro la tassa di collegamento, indeboliscono la capacità dello Stato di correggere gli squilibri, di offrire servizi, di tutelare i working poors in aumento, di investire in quei settori sensibili che producono valore aggiunto alla società (salute, istruzione, salvaguardia dell’ambiente, cultura) assicurando il benessere dei cittadini.
Una società attenta alle problematiche sociali dovrebbe prendere in considerazione un aumento delle imposte sui redditi privilegiati, soprattutto quando i dati statistici informano che le differenze di reddito crescono in maniera eccessiva. La giustizia sociale è una questione etica che travalica i confini dei partiti, che dovrebbe permeare la società nel suo insieme.
Viene invece premiato chi semplifica le argomentazioni, chi indica un capro espiatorio, a detrimento del patto sociale. Soffermarci a riflettere sui problemi, al posto di affrontarli con visceralità, è il costo più alto della politica che implica complessità e visione d’insieme. Quando questo non succede, facciamo la fine di Pinocchio, fregato dal Gatto e la Volpe, scaltri e abili manipolatori.
Articolo di Angela Andolfo Filippini, membro di direzione del PS Lugano, apparso su La Regione il 29 ottobre