MPT: Una legge arbitraria che va respinta

Con il pretesto della lotta al terrorismo, negli scorsi anni diversi Paesi hanno indebolito il proprio Stato di diritto e i principi democratici della libertà individuale: pensiamo alla «war on terror» degli Stati Uniti, con il simbolo di Guantanamo, prigione di tortura. Una deriva pericolosa che rafforza i fenomeni che intende limitare, perché il terrorismo non si combatte creando un clima di sospetto che spacca la società o indebolendo la democrazia, ma lo si fa rafforzandola e riducendo le disuguaglianze globali. Purtroppo, anche la Svizzera sta cadendo in questo tranello, come denunciano preoccupati professori di diritto, associazioni per i diritti umani come Amnesty International e rappresentanti dell’ONU. Qualche mese fa la maggioranza del Parlamento federale ha infatti approvato la legge federale sulle misure di polizia per la lotta al terrorismo (MPT), che contiene diversi punti problematici che limitano i diritti umani e violano lo Stato di diritto. Grazie a un referendum, l’ultima parola spetta fortunatamente a noi cittadini, che siamo chiamati ad esprimerci su questo tema il 13 giugno.

Sapevate, per esempio, che questa legge dà alla polizia federale un potere quasi illimitato nel prendere misure coercitive contro adulti e bambini innocenti? Divieti di contatto, privazione della libertà individuale, divieti di lasciare il Paese il tutto anche per persone senza precedenti penali e solo sulla base di ipotesi e vaghe supposizioni.

Questa legge è un attacco frontale alla presunzione d’innocenza. È particolarmente inquietante che molte di queste misure possano già essere adottate nei confronti di bambini di appena 12 anni, violando così la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia.

Secondo il progetto di legge, non è necessario pianificare o eseguire un atto terroristico per essere considerati potenziali terroristi. È sufficiente che la polizia abbia il sospetto che una persona possa diventare pericolosa in futuro: chi viene sospettato di diffondere «paura e terrore » potrebbe in futuro venire classificato come persona pericolosa. Il significato concreto di questa vaga definizione rimane indefinito e quindi arbitrario. Ciò significa che, per esempio, potrebbero venire considerati come diffusione di «paura e terrore» l’afflissione di manifesti che avvertono degli effetti del riscaldamento globale o la partecipazione a manifestazioni contro le centrali nucleari. La legge apre la porta all’arbitrarietà e minaccia il nostro diritto fondamentale di espressione e libertà di pensiero.

Se anche tu non vuoi che i nostri diritti fondamentali e la presunzione d’innocenza siano sacrificati in nome di una presunta lotta contro il terrorismo, vota un chiaro no il 13 giugno!

Laura Riget, articolo apparso sul Corriere del Ticino del 29 maggio

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