Il tema della mobilità nei centri urbani sta riscuotendo sempre più attenzione. Le discussioni sulla limitazione del traffico in Città Vecchia a Locarno, sul progetto del nodo intermodale presso la stazione Ffs, o l’estensione delle zone 30 a Lugano dimostrano quanto il dibattito sia acceso. Tuttavia, emerge con preoccupante regolarità un’avversione pregiudiziale verso qualsiasi misura che riduca lo spazio per il traffico motorizzato individuale.
Questa avversione viene spesso cavalcata da alcuni partiti in chiave elettorale e populista. Ogni proposta per migliorare la qualità della vita nei centri urbani viene presentata come una minaccia alla libertà personale o ai commerci locali, senza un’analisi obiettiva sui benefici di una mobilità più sostenibile. Un altro ostacolo è rappresentato da chi difende interessi personali e oppone resistenza ai cambiamenti. Siano essi commercianti legittimamente preoccupati per le abitudini della clientela, automobilisti restii a rinunciare alla comodità, o persone influenti che temono di perdere i propri privilegi, il dibattito è spesso viziato da argomentazioni strumentali che ignorano dati ed esperienze di successo.
Affrontare queste trasformazioni con uno sguardo razionale significa cogliere un’opportunità, non subire una penalizzazione. La limitazione del traffico porta benefici a tutti: residenti, commercianti e ambiente. L’esperienza in molte città svizzere ed europee ha dimostrato che ridurre il traffico rende gli spazi più vivibili e rilancia l’economia locale grazie a un maggiore afflusso di pedoni e turisti. Esempi concreti vicini a noi non mancano: A Lugano, ad esempio, il centro città è stato riqualificato con oltre 30mila metri quadrati di aree pedonali, creando spazi più vivibili e favorendo il commercio locale.
Le testimonianze dei commercianti confermano che alla riduzione del traffico è seguito un incremento della permanenza media di clientela nei negozi e nei ristoranti. Tant’è che il Municipio, non propriamente di sinistra, intende proseguire su questa linea. Anche il lungolago di Ascona dimostra come restituire alla gente lo spazio pubblico sfruttato dalle auto possa rendere la città più attrattiva e dinamica. Difendere lo status quo per opportunismo politico o interesse personale significa anteporre calcoli elettorali e vantaggi immediati alle sfide ambientali, economiche e sociali. È tempo di superare resistenze ideologiche e costruire città a misura di persona che guardino al futuro.
Articolo di Francesco Albi, capogruppo in Consiglio comunale per il PS Locarno, apparso su laRegione del 26 febbraio