MEDIA IN CRISI, DEMOCRAZIA IN PERICOLO

Ho appreso con stupore e grande preoccupazione la decisione della testata giornalistica «laRegione» di ridurre il proprio organico di 5,5 unità.

Esprimo fin da subito piena solidarietà alle persone toccate da questa misura.

Quanto successo dovrebbe portare noi tutti, ora, a una profonda riflessione sul futuro dei media e quindi della democrazia. È stato ribadito ripetutamente come i media, e soprattutto la diversificazione di essi, siano un pilastro fondamentale per la democrazia; tramite i media passa l’informazione. Un Paese come la Svizzera, che vanta una delle democrazie più sviluppate al mondo, dovrebbe garantire la pluralità mediatica e la qualità dell’informazione. Negli ultimi anni molte testate giornalistiche, televisive e radiofoniche hanno lanciato l’allarme: non riescono più ad autofinanziarsi. Ma la politica in tutto questo dov’è? Sta per arrivare un’iniziativa pericolosa per la democrazia, che propone di ridurre il canone a 200 franchi con il pretesto che siano sufficienti, il Consiglio federale che spinge per un controprogetto altrettanto preoccupante e una classe politica che fatica ad avere uno sguardo progettuale sul futuro dei media. Solo la SSR ha previsto un taglio di circa 1.000 posti di lavoro da qui al 2029, oggi «laRegione», che cosa dobbiamo ancora aspettare? Non è solo una questione occupazionale, per quanto importante.

Qui è in gioco il ruolo dell’informazione indipendente in una società libera. Spulciando nei lunghi archivi di atti inevasi del Gran Consiglio mi sono imbattuto in una mozione interpartitica presentata a inizio 2020 dal titolo «Sostegno ai media locali: per un’informazione a km 0». Il Consiglio di Stato a un anno dalla deposizione rispose definendo la mozione «evasa » in quanto i media avrebbero ricevuto da Berna, su tutto il territorio nazionale, 150 milioni per far fronte alla pandemia.

Mozione, questa, che era stata presentata prima dell’implementazione delle misure anti COVID.

In quanto giovane, in quanto cittadino, sono seriamente preoccupato per il futuro cupo dei media che rappresentano di fatto il quarto potere con il compito chiaro di vigilare sulla politica, su quanto accade sul nostro territorio e fuori. Affidare l’informazione solo ai grandi gruppi miliardari, dominati da poche persone, come quelli che gestiscono le principali piattaforme social, significa abbandonare la nostra democrazia a un destino suicida.

Articolo di Niccolò Mazzi-Damotti, Direzione PS Ticino, apparso sul Corriere del Ticinoil 28 febbraio

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