Lupo, impariamo da chi ci convive da decenni

Non troppo lontano da qui c’è un luogo dove il lupo non è un’emergenza, ma parte del paesaggio, della cultura e persino dell’economia locale. Nel Parco Nazionale della Majella, in Abruzzo, dove si registra una delle più alte densità di lupi al mondo, gli allevatori non passano le giornate a contare le predazioni. Merito di un sistema collaudato che unisce prevenzione, monitoraggio e collaborazione costante con chi vive e lavora sul territorio.

In Ticino, la gestione del lupo è ancora in fase di assestamento, se non addirittura emergenziale. È una sfida complessa che, in altre situazioni, spingerebbe naturalmente a confrontarsi con chi ha già maturato esperienza e ottenuto risultati concreti.

Il Parco della Majella è oggi un punto di riferimento internazionale: ospita delegazioni di allevatori dall’estero, partecipa a ricerche, organizza corsi di formazione e collabora con università e istituzioni. Tra le iniziative più originali c’è “Il lupo riporta la pecora”, un programma che, in caso di predazione accertata, consegna capi sostitutivi invece di un semplice risarcimento in denaro, salvaguardando così la continuità dell’allevamento.

Questa esperienza dimostra che la convivenza con il lupo non solo è possibile, ma può trasformarsi in un’opportunità per il territorio: dal turismo naturalistico alla nascita di nuove attività nelle aree rurali.

Per il Ticino, aprire un dialogo diretto con chi ha già trovato un equilibrio significherebbe compiere un passo verso soluzioni più stabili e condivise. Non per copiare, ma per adattare e trarre ispirazione da esperienze che hanno già dimostrato di funzionare.

Articolo di José Del Romano, PS Rivera, apparso su La Regione il 21 agosto

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