Lista comune per il Governo: un cambio di paradigma

La prossima legislatura sarà difficile per tutti. La situazione finanziaria del Cantone non promette buone cose, i progetti che richiedono più risorse sono diversi e toccano quasi tutti gli ambiti politici (stato sociale, formazione e ricerca, ambiente, trasporti, politica economica, giustizia, trattamento pensionistico del personale ecc.), la tendenza a ridurre le entrate e quindi a sottrarre risorse da parte della maggioranza di centro e di destra è ben presente (sgravi fiscali di varia natura, ripercussioni sul Cantone dei problemi finanziari federali) e il confronto si annuncia serrato.

In queste circostanze fanno bene socialisti ed ecologisti a unire le forze, presentando una sola lista comune per il Governo. È un dato politico importante, che finora mi pare essere stato sottostimato da molti, un cambio di passo rispetto a quanto accadeva in passato, sia con la presentazione di liste separate, sia più lontano nel tempo con la presentazione di liste congiunte, quando questo era ancora possibile.

È anche un cambio di paradigma con ambizioni di largo respiro. Chi sarà eletto a rappresentare il progetto politico comune a socialisti e verdi non sarà più solo rappresentante di un partito, ma ne rappresenterà due. Dovrà farlo incarnando bene la sintesi tra le diverse istanze che provengono da questi due partiti. Evidentemente dovrà avere il suo margine di manovra, ma è importante che questa rappresentanza sia vera e non di facciata, che sia vicino al “baricentro” di questo progetto politico comune e non alla sua periferia, da un lato o dall’altro.

Se la lista avrà buon successo, come io mi auguro, la percentuale di consenso potrebbe permetterle un risultato di tutto rispetto nei confronti con le altre forze politiche, permettendo a socialisti e verdi di salire stabilmente sul podio delle tre aree più significative in Ticino. Un dato che in politica ha il suo peso e che giustifica ampiamente questa svolta.

Non è un caso se ambedue i partiti coinvolti, nel decidere come affrontare la costruzione di questa nuova lista, abbiano deciso di designare da un lato una persona d’esperienza e dall’altro un/a giovane. I Verdi la scelta l’hanno già fatta, i nomi sono già noti, manca la ratifica della loro assemblea. Il Ps la farà democraticamente al Congresso del 13 novembre, anche decidendo tra due nomi per quanto riguarda la candidatura d’esperienza (vinca la migliore).

Questa “architettura” della lista, che è senz’altro diversa da quanto eravamo abituati a vedere in passato, serve a riconoscere l’unità di intenti tra socialisti e ecologisti, a mettere a disposizione di questo progetto comune persone capaci, a riconoscere fattivamente il ruolo dei giovani e a mettere davanti a tutto il programma e i temi politici, evitando che da qui ad aprile si parli d’altro, segnatamente solo di nomi. Come rilevava qualche giorno fa Andrea Ghiringhelli su questo giornale, la tendenza a sostituire il confronto di idee tra partiti (o aree politiche) con quello interno sui nomi è in atto, e io credo fortemente che questa tendenza, piuttosto antipolitica, non vada ulteriormente assecondata. Non per favorire o sfavorire qualcuno, ma per evitare che quelli che Ghiringhelli ha chiamato elettori-spettatori siano allontanati dal nocciolo del confronto democratico, che è e deve essere il confronto tra le diverse visioni proposte dalle liste.

All’interno di ogni partito vi possono essere posizioni diverse su questo o quel tema, succede da sempre e succederà anche in futuro. Anch’io, in quasi 24 anni di politica cantonale, ho vissuto molte di queste discussioni, a volte trovandomi in maggioranza all’interno del mio stesso partito e a volte no. Ma il progetto della lista comune socialista e verde per il Governo del 2023 deve travalicare queste differenze passeggere e le pur legittime aspirazioni personali. È un’occasione molto importante, forse irripetibile, per iniziare a presentarsi assieme a livello cantonale (a livello comunale succede già spesso e a livello federale vi sono le storiche congiunzioni), al di là delle piccole diversità interne, per dire che i progetti e le idee sono al centro dell’azione politica comune e che la politica è prima di tutto azione e proposta, non altra cosa.

Articolo di Manuele Bertoli, apparso su La Regione il 24 ottobre

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