Limitare i premi di cassa malati e rendere accessibile l’aiuto a chi ne ha diritto

Il continuo aumento dei premi cassa malati pesa sempre di più sul reddito delle cittadine e dei cittadini ed è la loro più grande preoccupazione. Una situazione molto preoccupante che colpisce anche il ceto medio, costretto a spendere una parte sempre più importante del proprio reddito per i costi della salute. La Deputata socialista Laura Riget ha perciò presentato un’iniziativa parlamentare – sottoscritta dall’insieme del Gruppo PS – che chiede di aumentare i crediti per i sussidi cassa malati, al fine di limitarne il peso al 10% massimo del reddito disponibile delle economie domestiche, rendendoli anche più accessibili per non escludere chi ne ha bisogno. Un’azione che va accompagnata da una migliore prevenzione della salute e da un serio controllo dell’offerta per contenere i costi della sanità.

Limitare i premi di cassa malati per il ceto medio e rendere accessibile l’aiuto agli aventi diritto. È questo l’obiettivo dell’iniziativa parlamentare sottoscritta dall’insieme del Gruppo socialista al Gran Consiglio presentata oggi alla stampa da Laura Riget, Deputata al Gran Consiglio e prima firmataria, Anna Biscossa e Ivo Durisch, rispettivamente Vice e Capogruppo PS in Parlamento. L’iniziativa chiede di allargare le fasce di reddito dei beneficiari dei sussidi per i premi di cassa malati al fine di limitarne il peso al 10% massimo del reddito disponibile delle economie domestiche; una riduzione sostanziale o l’abolizione della quota residua del premio a carico delle assicurate e degli assicurati – ancora troppo elevata anche in caso di sussidio massimo –  e l’agevolazione dell’accesso ai sussidi nell’obiettivo di garantire un aiuto mirato senza escludere chi ne ha bisogno.

Delle misure indispensabili che forniscono delle risposte a una situazione molto preoccupante: il Barometro elettorale SRG SSR pubblicato ieri conferma che i premi crescenti di cassa malati sono la preoccupazione principale dei cittadini. Il continuo aumento dei premi di cassa malati pesa sempre di più sul reddito delle economie domestiche. Una situazione insostenibile che colpisce anche le famiglie del ceto medio, costrette a spendere una parte sempre più importante del proprio reddito per fare fronte ai premi a cui vanno sommate le spese per la franchigia, la partecipazione ai costi e i costi pagati direttamente perché non riconosciuti.

L’aggravio dei premi di cassa malati sul reddito disponibile delle economie domestiche è del 14% in Svizzera e in Ticino supera il 12%. Una realtà in netto conflitto con l’obiettivo formulato dal Consiglio federale con l’introduzione dell’Assicurazione obbligatoria per le cure medico-sanitarie, per cui l’onere dei premi non avrebbe dovuto superare l’8% del reddito imponibile di un’economia domestica. «Oggi, a fronte della stagnazione dei salari e delle rendite pensionistiche, il principio dell’accessibilità universale al sistema sanitario è seriamente a rischio. Una situazione aggravata dai tagli di 30 milioni del 2015 e del 2017 che di fatto hanno escluso ben 24’000 persone dai sussidi cassa malati mentre dal 2008 i premi sono aumentati del 31%» afferma la Deputata Laura Riget.

Tra il 10% e il 20% della popolazione rinuncia alle cure a causa delle spese, conducendo a dei costi più alti a causa dell’aggravamento del loro stato di salute. Ripristinare la situazione antecedente il 2015, in una prima tappa, è più che mai necessario. «Con il reintegro dei 30 milioni tagliati, compresi gli assegni integrativi, si arriverebbe a 74 milioni complessivi. Un quinto rispetto all’onere di 355,9 milioni degli sgravi assicurativi e in parte per i figli, ma che sostiene con maggior efficacia il reddito dei cittadini, soprattutto del ceto medio» spiega il Capogruppo Ivo Durisch. L’azione sulla riduzione dei premi cassa malati va associata alla prevenzione della salute e al controllo dell’offerta «Per contenere i costi della sanità, tenendo sotto controllo l’offerta, bisogna aver cura dell’interesse comune» afferma la Granconsigliera Anna Biscossa. Occorrono delle basi legali per il controllo esaustivo del finanziamento degli istituti. «L’evoluzione della spesa per le cliniche private è lì da vedere: nel 2012 era di 91 milioni mentre per l’anno scorso è stato di quasi 132 milioni benché molte prestazioni siano passate dallo stazionario all’ambulatoriale».

 

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