Le donne hanno mediamente una rendita inferiore ai 3.000 franchi al mese. Un terzo delle donne in pensione non ha accesso al secondo pilastro; quando lo ricevono hanno in media il 40% in meno di pensione rispetto agli uomini e sono due volte più dipendenti dalle prestazioni complementari. Le conseguenze sono gravi! Le donne anziane povere sono il doppio degli uomini.
Cifre impressionanti che mostrano quanto sia ancora importante agire per migliorare le rendite pensionistiche delle donne – ma non solo, il nostro sistema pensionistico complessivamente non risponde al suo mandato costituzionale di garantire uno standard di vita dignitoso durante la vecchiaia .
Dopo che poco più di un anno fa una maggioranza risicata dell’elettorato svizzero ha sostenuto l’innalzamento dell’età pensionabile delle donne, la maggioranza di centrodestra del Parlamento ha deciso di non mantenere le promesse fatte durante la campagna di votazione su AVS21: altro che «risolveremo le disuguaglianze pensionstiche agendo sul secondo pilastro»!
In realtà il Parlamento ha adottato una una riforma assolutamente iniqua: invece di assicurare meglio le persone con bassi redditi e che lavorano a tempo parziale – guarda caso, due categorie in cui ci sono soprattutto donne – ha deciso di abbassare il tasso di conversione con delle misure di compensazione totalmente insufficienti.
Ancora una volta si chiede soprattutto alle donne di fare sacrifici per risanare le finanze delle casse pensioni. L’ultima parola spetterà al popolo, che in primavera 2024 potrà esprimersi sul referendum contro questa ingiusta riforma, verosimilmente in concomitanza al voto sull’iniziativa per una 13. AVS. Due votazioni importanti per migliorare le pensioni della generazione che si appresta ad andare in pensione oppure che già lo è.
Per le future generazioni sarà invece importante agire fin da ora sui salari, evitando così che venga a crearsi un gap pensionistico. Per farlo è necessario garantire l’accesso al mondo del lavoro alle donne attraverso il rafforzamento delle misure di conciliabilità e una suddivisione più equa dei compiti di accudimento e domestici non retribuiti.
Una volta garantito l’accesso, bisogna implementare un buon livello salariale anche nei settori professionali considerati tipicamente femminili e combattere la discriminazione salariale. Si tratta di misure concrete ma necessarie affinché in futuro l’alto tasso di povertà tra le donne pensionate sia un ricordo lontano.
Articolo apparso sul Corriere del Ticino il 16 ottobre 2023