Le parole e i fatti. E i cattivi attori

Mettiamo insieme i pezzi e cerchiamo di costruire un brutto puzzle nella speranza che, essendo brutto, lo possano vedere in molti: il bello, ahimè, lo vedono in pochi. «Con ogni passaggio di consegne, celebriamo quella luce lontana che ci connette ai valori di libertà, uguaglianza e fratellanza, nello spirito dell’“uno per tutti e tutti per uno”, di una terra molto contesa, e divenuta Repubblica e Cantone». Queste parole furono pronunciate lunedì 19 maggio dal leghista Michele Guerra lasciando la presidenza del Gran Consiglio al liberale Fabio Schnellmann. Parole che cozzano con quelle che, ogni santa domenica, urla urbi et orbi il suo collega di partito, il municipale e consigliere nazionale Lorenzo Quadri (Lorenzo chi?); colui che, dalla sua doppia dimora politica, si scaglia contro ‘cadregopoli’. Poi, a 60 minuti (Rsi La2, sempre lunedì 19 maggio) ci tocca sentire Marco Chiesa pronunciare, nella postura di consigliere agli Stati, parole pseudo-alate che cozzano con gli intrallazzi organizzati alcuni giorni prima con la pattuglia dei consiglieri comunali uddicì, indossando la giubba domestica di municipale, per farsi eleggere con 15 miseri voti nel rimunerato Consiglio d’amministrazione delle Aziende industriali luganesi. Siamo spettatori consapevoli del teatro dell’assurdo con cattivi attori.

La luce invocata dal già presidente del Gc rimane purtroppo ben lontana e disconnessa dai valori indicati, soprattutto dalla ‘uguaglianza’ e dalla ‘fratellanza’; essa viene oscurata anche per le nubi nere che si addensano nel cielo politico di Lugano con i “tagli nella socialità e dell’istruzione che indignano”, tagli operati dal Municipio a fronte di una spesa, non preventivata, di “100’000 franchi per la strategia di comunicazione relativa all’acquisto dell’Arena Sportiva, negli stessi giorni in cui si propone, per esempio, il taglio di 70’000 franchi quale contributo per le attività scolastiche extra-didattiche degli allievi luganesi delle scuole medie” (Nina Pusterla, Nuvole grigie (e nere) sopra Lugano, Naufraghi, 15 maggio). “Dobbiamo lavorare insieme”, chiede il neo Primo cittadino Schnellmann; “vorrei che tutti, indipendentemente dall’appartenenza politica, mettessimo al primo posto le esigenze e le necessità dei ticinesi”. Inutile ricordagli che “l’erba voglio non cresce neanche nel giardino del re” perché è il primo a saperlo.

Un paio di tessere di un brutto mosaico politico messo insieme dai partititi che hanno fortemente voluto introdurre nei programmi scolastici della scuola media e della scuola media superiore l’educazione civica come materia a sé stante e con tanto di voto. Ma cosa avrebbero visto gli studenti se fossero stati presenti lunedì 12 maggio alla seduta del Consiglio comunale di Lugano? A volte l’assenteismo è un atto educativo. Sabato prossimo, 24 maggio, molti di loro parteciperanno alla manifestazione pacifica e silenziosa “Stop al massacro in Palestina”, che si terrà a Bellinzona alle ore 14; così come negli anni scorsi hanno partecipato alle manifestazioni per il clima.

Ho sempre incoraggiato l’impegno dei miei studenti per la difesa dei valori invocati da Michele Guerra; a loro la scuola ticinese ha insegnato anche delle competenze non misurabili con esami e con voti, ma essenziali per la formazione di ogni cittadino. E diventare cittadini del mondo significa conoscere il mondo, non come turisti, ma come viaggiatori. Viaggiare e conoscere il mondo aiuta a non circoscrivere la propria prospettiva di vita a un frammento di realtà: quello brutto, quello nutrito ogni giorno dalla politica nostrana. La stessa che se ne sta zitta di fronte al genocidio nella Striscia di Gaza.

Andrea Ghiringhelli ha scritto che “le porte del peggio sono socchiuse e noi sempre zitti e indifferenti” (laRegione, 13 maggio). Ha ragione. Sabato prossimo, a Bellinzona, avremo l’occasione per evitare che queste porte si spalanchino. Una bella lezione di civica per i nostri giovani sarebbe vedere, in prima fila, il già presidente del Gran Consiglio Michele Guerra e l’attuale Fabio Schnellmann. Per dare sostanza alle parole, altrimenti tutto è opportunismo.

Articolo di Aurelio Sargenti, La Regione il 21 maggio

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