Le “liste nere” dei morosi nel pagamento dei premi di cassa malati ci interrogano sulle differenze fra legalità e legittimità, tra quello che è possibile e quello che è opportuno. Se la morale positiva non implica necessariamente l’essere giusti o etici, la morale normativa è legittimata da principi etici superiori, non da ultimo i diritti umani. L’obbligatorietà dell’assicurazione sanitaria è una norma di legge e non pagare i premi potrebbe significare una violazione di tale principio. Tuttavia, il diritto alla salute è riconosciuto come fondamentale e quindi l’etica politica impone che eventuali sanzioni a chi non rispetta la legge devono risultare proporzionate e, soprattutto, rispettare la dignità della persona. Dal punto di vista della giustizia distributiva, l’esclusione dalle cure per motivi economici contrasta con l’obiettivo politico, ma non solo, di prendersi cura di tutti i cittadini in modo equo, anche perché non tutte le persone incluse nelle “liste nere” sono evasori sistematici: sovente sono individui con difficoltà economiche più o meno transitorie. L’utilizzo di una logica punitiva piuttosto che preventiva può inoltre peggiorare le condizioni di salute proprio di quella parte di popolazione già di per sé vulnerabile, stigmatizzandola ulteriormente, fragilizzando il valore della solidarietà sociale e, pure, della cosiddetta “carità cristiana”. Anche dal punto di vista dell’etica clinica non si potrebbe difendere una modalità che può peggiorare la salute dei pazienti, se si pensa che una mancata cura di base produrrebbe costi sanitari più elevati (l’urgenza medica risulta più costosa di un intervento preventivo). Ci sembra che questi argomenti siano moralmente sufficienti per controbilanciare le preoccupazioni della politica che cerca di evitare l’accumulo di debiti sanitari. Questo atteggiamento morale ci sembra essere chiaramente sostenuto anche da diversi filosofi che si sono occupati di “giustizia distributiva” come Rawls che prevede meccanismi di compensazione per i più svantaggiati o come Sen e Nussbaum che considerano la salute un bene fondamentale per la dignità umana e non un privilegio da concedere a chi può permetterselo: non tutti i debitori sono opportunisti e si sa che le “liste nere” aggravano le diseguaglianze. Riassumendo, da un punto di vista etico esse sono comunque inaccettabili per la cosiddetta “morosità passiva”, cioè per i morosi involontari, generalmente con basso reddito, disoccupati, e, che riguarda persone che potrebbero pagare, ma non lo fanno per scelta. In ogni caso il problema è delicato e servirebbe perlomeno un sistema molto trasparente per evitare errori di classificazione, se mai ciò fiducia e della solidarietà nell’Altro, accettando la sua imperfezione, accogliendolo nella sua realtà e nella sua libertà, ma pure scommettendo su di lui, dandogli quel “credito di significato” che ben spiega il filosofo Paul Ricoeur; infine, imprescindibile è la solidarietà come atto politico oltre che etico che permette di costruire una comunità. Anche la Commissione nazionale di etica per la medicina umana (Cne) ha discusso a lungo della problematica etica delle “Liste nere” sia dal punto di vista giuridico sia sociale sia medico, elaborando nel 2023 in una trentina di pagine un documento pubblico (www.nek-cne.admin.ch) in cui si afferma che il rifiuto o il rinvio di prestazioni mediche viola i principi etici fondamentali e si scontra con gli standard medico-professionali.
Articolo di Roberto Malacrida, La Regione 22 febbraio