Le eroine meritano di più degli applausi

Nelle scorse settimane, persone di tutta la Svizzera hanno applaudito per mostrare la propria gratitudine alle persone attive in piena emergenza: chi lavora nel settore sanitario, della vendita e dell’accudimento dei bambini. Un bel gesto, ma che non basta. Circa l’86% del personale infermieristico, il 92% di tutti i docenti della scuola dell’infanzia, due terzi dei 300’000 dipendenti del commercio al dettaglio e lo stesso numero di farmacisti in Svizzera sono donne. Improvvisamente ci rendiamo conto che la nostra società non può fare a meno delle classiche “professioni femminili”: quando tutto il resto è fermo, le eroine al fronte sono le cassiere, le infermiere, le maestre d’asilo. Ci rendiamo conto che la nostra società semplicemente non può funzionare senza di loro.

Ma proprio queste persone hanno salari e condizioni lavorative miserabili: mentre i salari mediani in questi settori oscillano tra i 3’900 e 4’100 franchi mensili, un banchiere guadagna 15’000 franchi al mese – senza contare i dividendi. Noi femministe/i scendiamo in piazza da decenni per lottare per la parità salariale. Le nostre rivendicazioni non si limitano però a tematizzare la differenza salariale inspiegabile, bensì anche i fattori strutturali: abbiamo infatti visto che le donne sono chiaramente più presenti in settori a paghe basse. Questo per due motivi: innanzitutto sin da piccole alle bambine viene insegnato che “prendersi cura di qualcuno” faccia parte della “loro natura femminile”. Quindi le donne diventano maestre o infermiere al posto di ingegneri, nonostante lì guadagnerebbero molto di più. Secondariamente differenti lavori hanno una differente valutazione da parte della società: i cosiddetti lavori di cura – l’accudimento dei figli e di persone malate, lavori domestici, ecc. – vengono considerati meno importanti che il lavoro del manager di un trustfund e quindi pagati meno.

Questo deve cambiare! Oggi più che mai vediamo quale lavoro è davvero importante, un aspetto che dobbiamo tenere in conto come società. Nel mondo del dopo-coronavirus gli applausi non bastano. Le donne e i loro lavori essenziali meritano soldi, tempo e rispetto.

Tamara Funiciello, copresidente Donne* Socialiste

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